Infezioni Sessualmente Trasmesse in aumento: perché pochi fanno il test e cosa si può fare subito

IST Infezioni Sessualmente Trasmesse

Nonostante la crescente diffusione di gonorrea, clamidia e sifilide, solo 3 italiani su 10 si sottopongono a un test. Dati preoccupanti, ostacoli culturali e soluzioni concrete in un nuovo modello territoriale di prevenzione e diagnosi precoce.


Un’emergenza silenziosa che colpisce i più giovani

Le infezioni sessualmente trasmesse (IST) sono in forte crescita in Italia. Clamidia, gonorrea, sifilide e HIV tornano a diffondersi, con numeri in costante aumento in tutte le fasce di età, ma soprattutto tra i giovani. Secondo i dati presentati alla Camera dei deputati durante l’evento promosso dagli onorevoli Gian Antonio Girelli e Mauro Dattis, soltanto 3 persone su 10 hanno mai effettuato un test per le malattie sessualmente trasmesse, nonostante la consapevolezza generale della loro esistenza.

Un paradosso che mette a rischio la salute pubblica e rende urgente una riflessione su prevenzione, diagnosi precoce e accesso ai servizi sanitari.


Le conseguenze della disinformazione (e dello stigma)

A spiegare il quadro è Barbara Suligoi, direttrice del Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità:

«Abbiamo un aumento continuo delle IST, in particolare tra i giovani, e questo è estremamente preoccupante. Un’infezione non trattata può diventare cronica e portare a infertilità, tumori, problemi in gravidanza e al nascituro».

Il report, realizzato da LS Cube, parte da due indagini parallele rivolte a cittadini e operatori sanitari. I risultati evidenziano ostacoli strutturali e culturali: stigma, vergogna, mancanza di formazione e difficoltà di accesso ai test.


Un nuovo modello territoriale per la diagnosi precoce

Serve un cambio di paradigma. L’avvocata Rosanna Sovani, partner di LS Cube, parla di un approccio più accogliente e integrato, basato su un modello Hub & Spoke. L’obiettivo è portare i test direttamente sul territorio, rafforzando la rete dei medici di base, delle farmacie e dei consultori, punti di riferimento soprattutto per i giovani.

A sottolinearlo è anche Eugenio di Brino, co-founder di Altems Advisory:

«Non basta informare, bisogna costruire una rete organizzativa efficiente che sappia intercettare il bisogno di salute sessuale e garantire un accesso semplice, rapido, confidenziale».


La formazione degli operatori è fondamentale

Tra i nodi critici emersi c’è anche la scarsa preparazione del personale sanitario. Il dott. Luca Bello, presidente della Società Interdisciplinare per le Malattie Sessualmente Trasmesse (SIMAST), lancia un appello:

«È necessario formare non solo i medici di base, ma ginecologi, infettivologi, ostetriche, infermieri e anche microbiologi clinici. Le IST vanno riconosciute e trattate in modo tempestivo, altrimenti le conseguenze possono essere gravi».


Educare i giovani, informare gli adulti

Nicoletta Orthmann, direttrice medico-scientifica di Fondazione Onda, insiste sull’importanza dell’informazione chiara e accessibile:

«La popolazione conosce le IST, ma non è consapevole del rischio. Serve un’educazione alla salute sessuale nelle scuole, e una comunicazione efficace nei luoghi di cura. Solo così possiamo promuovere test e prevenzione come atti di responsabilità».


Il ruolo della politica nella prevenzione

In chiusura, l’onorevole Gian Antonio Girelli, presidente della Commissione Affari Sociali e dell’Intergruppo Parlamentare “Prevenzione e Riduzione del Rischio”, richiama all’urgenza di riportare le infezioni sessualmente trasmesse al centro del dibattito pubblico:

«Dobbiamo abbattere i tabù e rendere la prevenzione un fatto normale della vita quotidiana. La salute sessuale è salute pubblica».


Guarda il video e scopri di più

Nel video completo incorporato qui sotto, troverai le testimonianze integrali degli esperti, le proposte per un nuovo modello di sanità territoriale e i dati aggiornati sulle IST in Italia. Un contributo fondamentale per capire, informare e agire.

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La prevenzione comincia dalla conoscenza.