Innovazione terapeutica in ematologia: le reti regionali per garantire equità di accesso alle cure

Innovazione terapeutica in ematologia: le reti regionali per garantire equità di accesso alle cure

Dalla ricerca alle reti cliniche: come l’ematologia italiana si organizza per offrire terapie innovative a tutti i pazienti

Le malattie del sangue rappresentano un ambito in cui la ricerca scientifica sta rivoluzionando diagnosi e trattamenti. Ma l’innovazione terapeutica in ematologia può esprimere tutto il suo potenziale solo se accompagnata da reti cliniche regionali solide, capaci di assicurare ai pazienti pari opportunità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale.

È questo il tema al centro del dibattito istituzionale “Le frontiere dell’innovazione terapeutica e gli impatti sull’organizzazione in ematologia”, svoltosi alla Camera dei Deputati su iniziativa dell’On. Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali, con il supporto di Novartis e il coordinamento di The European House – Ambrosetti.

Che cos’è una rete ematologica e perché è importante

Una rete ematologica è un modello organizzativo che mette in collegamento centri ospedalieri, laboratori e specialisti per garantire che ogni paziente, ovunque viva, possa ricevere la stessa qualità di diagnosi e trattamento.
Significa ridurre le disuguaglianze regionali, condividere competenze, dati e protocolli terapeutici, e integrare l’assistenza ospedaliera con quella territoriale.

“È una necessità assoluta per il Paese – ha sottolineato l’On. Cappellacci – perché il federalismo non può diventare ingiustizia. Le reti devono essere coordinate a livello nazionale per garantire equità”.

Dalla collaborazione spontanea alla rete strutturata

Negli ultimi decenni gli ematologi italiani hanno creato spontaneamente reti di collaborazione tra professionisti, oggi chiamate a evolversi in strutture ufficialmente riconosciute.
Come spiega Marco Vignetti, presidente della Fondazione GIMEMA, “sono quarant’anni che lavoriamo in gruppi cooperativi, ma ora serve un’integrazione istituzionale che permetta a tutti i pazienti di accedere alle cure più innovative in modo strutturato”.

In Lombardia, la Rete Ematologica Lombarda rappresenta un modello avanzato di dialogo tra sanità regionale e centri specialistici. Il professor Roberto Cairoli (ASST Niguarda) evidenzia l’importanza di un “trasferimento di conoscenza e competenza” verso le case di comunità, per una presa in carico più vicina al territorio.

Innovazione, prossimità e qualità di vita del paziente

In Toscana, la professoressa Sara Galimberti (AOU Pisana) sottolinea l’urgenza di “fare un passo avanti: dalle reti nate per amicizia tra specialisti, alle reti vere, coordinate e integrate con il sistema sanitario”.
Un’organizzazione efficiente permette non solo di scegliere la terapia più appropriata, ma anche di coinvolgere il paziente nei trial clinici, vere opportunità di cura e di apprendimento reciproco tra medico e paziente.

Anche il Sud si muove in questa direzione: la Campania ha recentemente istituito la propria rete ematologica, come spiega Fabrizio Pane (Università Federico II di Napoli), con l’obiettivo di “garantire a tutti i cittadini accesso omogeneo a percorsi diagnostico-terapeutici complessi”.

L’umanità come parte della cura

Accanto alla dimensione clinica, resta prioritaria la dimensione umana.
“Il paziente deve essere accolto e accompagnato – ricorda Giuseppe Toro, presidente nazionale AIL – e su questo il volontariato svolge ancora un ruolo fondamentale, garantendo alloggi, trasporto e supporto psicologico alle famiglie”.

Un messaggio condiviso anche da Daniela Bianco (The European House – Ambrosetti), che invita a “potenziare le reti ematologiche esistenti e valorizzare il capitale umano con expertise specifiche”, elementi chiave per un sistema sanitario più efficiente e vicino alle persone.

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per ascoltare le voci degli esperti e scoprire come l’Italia sta costruendo una nuova governance per l’ematologia e l’accesso alle terapie innovative.

La sfida della governance sanitaria

Costruire reti solide significa anche rafforzare la governance sanitaria: stabilire criteri omogenei, indicatori di qualità e strumenti di monitoraggio per valutare l’efficacia dei percorsi regionali.
Solo così l’ematologia potrà restare uno dei settori più avanzati della medicina italiana, capace di coniugare ricerca, prossimità e umanità.

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