Leucemia mieloide acuta FLT3: nuovi progressi terapeutici con l’arrivo di quizartinib

Leucemia mieloide acuta FLT3: nuovi progressi terapeutici con l’arrivo di quizartinib

Una nuova opzione mirata riduce le recidive e migliora la sopravvivenza nei pazienti con mutazione FLT3-ITD

La leucemia mieloide acuta FLT3 è una delle forme più aggressive di leucemia, caratterizzata da un’evoluzione rapida e da un rischio elevato di recidive. L’approvazione di quizartinib da parte di AIFA introduce finalmente una terapia mirata capace di accompagnare il paziente dalla diagnosi fino alla fase di mantenimento, migliorando in modo significativo la sopravvivenza globale. La novità è particolarmente rilevante per chi presenta la mutazione FLT3-ITD, coinvolta in circa un quarto dei casi di LMA.

La leucemia mieloide acuta è un tumore maligno del midollo osseo che compromette la produzione di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Sintomi come anemia marcata, infezioni ricorrenti, febbre persistente e sanguinamenti frequenti devono essere sempre valutati da un medico. L’emocromo alterato è spesso il primo campanello d’allarme che porta allo specialista.

La mutazione FLT3-ITD rende la malattia particolarmente “proliferativa” e incline alla ricaduta dopo la chemioterapia. Per questo una terapia mirata rappresenta un cambio di passo importante. Quizartinib, sviluppato come inibitore selettivo del recettore FLT3, agisce bloccando la cascata molecolare che favorisce la crescita delle cellule leucemiche e promuovendo al contrario la differenziazione cellulare e la morte delle cellule malate.

Secondo lo studio Quantum First, la combinazione di chemio intensiva e quizartinib riduce il rischio di mortalità del 22% rispetto al solo trattamento standard. Il farmaco è somministrato in tre fasi: induzione, consolidamento e mantenimento per un massimo di 36 cicli, offrendo una continuità terapeutica mai disponibile prima. Questa strategia è indicata sia nei pazienti che non affrontano il trapianto sia in quelli che lo effettuano, con un ruolo chiave nella prevenzione delle recidive.

Accanto all’innovazione clinica, resta fondamentale garantire ai pazienti un adeguato supporto psicologico e sociale. Le associazioni ricordano che “non basta sopravvivere, bisogna poter vivere la quotidianità con qualità”, soprattutto per le persone anziane che affrontano percorsi complessi e lunghi trattamenti.

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La ricerca scientifica continua a offrire nuove opportunità, ma la consapevolezza e l’accesso tempestivo alla diagnosi restano essenziali. Comprendere i sintomi, conoscere le mutazioni più rilevanti e informarsi sulle nuove terapie è il primo passo per affrontare la malattia con strumenti più efficaci.

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