Sanità pubblica italiana: cosa emerge dal Congresso SUMAI Assoprof sulla crisi del sistema

Congresso SUMAI Assoprof

Come cambia la sanità pubblica italiana tra carenza di medici, cronicità in aumento e il ruolo chiave della specialistica ambulatoriale

La sanità pubblica italiana sta vivendo una fase di trasformazione complessa, segnata da criticità che riguardano tutti i livelli del Servizio Sanitario Nazionale. Finanziamenti ridotti, carenza di medici, liste d’attesa sempre più lunghe e un numero crescente di pazienti cronici rappresentano elementi che mettono sotto pressione il sistema. Il Congresso SUMAI Assoprof ha riportato queste sfide al centro del dibattito, offrendo una prospettiva chiara su ciò che sta accadendo e su cosa serve per garantire cure più accessibili e sostenibili.

Al centro dell’incontro, dal titolo “Dove finisce la teoria e inizia la cura”, c’è la specialistica ambulatoriale. Un presidio fondamentale tra ospedale e territorio che può contribuire a ridurre le liste d’attesa, migliorare la continuità assistenziale e rafforzare la medicina di prossimità. Ma cosa fa lo specialista ambulatoriale? È il professionista che opera in strutture pubbliche territoriali, gestisce visite specialistiche, follow-up e monitoraggio delle cronicità, diventando un punto di riferimento per i pazienti che necessitano di cure continuative.

Durante la tavola rotonda, esponenti politici di maggioranza e opposizione hanno affrontato le criticità della sanità pubblica italiana rispondendo alla domanda che molti cittadini si pongono: perché il sistema è così in difficoltà? Le cause principali sono l’aumento delle cronicità, la mancanza di turnover nel personale sanitario e una distribuzione disomogenea dei servizi sul territorio.

La senatrice Letizia Moratti ha sottolineato il valore strategico della specialistica ambulatoriale nel ricucire la frattura tra ospedale e territorio. Ha proposto misure per migliorare l’integrazione delle équipes e strumenti economici dedicati, come un eventuale “BTP Sanità” per finanziare nuovi interventi. A cosa servirebbero investimenti mirati? A potenziare gli ambulatori, ridurre i tempi di attesa e favorire una presa in carico più efficace dei pazienti cronici.

Anche Tiziana Parente ha richiamato l’urgenza di superare il modello ospedalocentrico, promuovendo un approccio territoriale che metta in rete specialisti ambulatoriali, medici di famiglia e farmacie. Una domanda sempre più frequente tra gli utenti è: come si può alleggerire il carico sugli ospedali? La risposta emersa dal congresso è chiara: rafforzare la medicina di comunità.

Dal fronte dell’opposizione, Marina Sereni ha evidenziato due segnali d’allarme: l’aumento delle diseguaglianze sociali e il crescente malessere dei professionisti. Perché è importante parlarne? Perché senza un sistema in grado di trattenere e motivare gli operatori sanitari, il rischio è quello di un ulteriore peggioramento della qualità delle cure.

Il Congresso SUMAI Assoprof ha lanciato un messaggio netto: la sostenibilità della sanità pubblica italiana passa dalla capacità di valorizzare la specialistica ambulatoriale, garantire risorse stabili e investire nella prevenzione. Solo così si potrà costruire un modello in grado di rispondere davvero ai bisogni delle persone.

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La riflessione che emerge è semplice: un sistema sanitario che funziona non è solo un diritto, ma un investimento sulla qualità della vita e sulla coesione sociale. Ripensare oggi la sanità territoriale significa proteggere il futuro della salute pubblica.

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