Socialità e dipendenze digitali: una nuova emergenza educativa

La crescente dipendenza da smartphone, social network e videogiochi sta modificando radicalmente la socialità di bambini e adolescenti, con conseguenze preoccupanti per la salute mentale. Un convegno istituzionale fa luce su un fenomeno sempre più diffuso.
In un’epoca dominata da connessioni digitali costanti, il rischio che la tecnologia trasformi uno strumento in una trappola è sempre più concreto. È il caso delle dipendenze digitali, un fenomeno in crescita che coinvolge soprattutto le fasce più giovani della popolazione e che può compromettere lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale.
Il convegno “Socialità e dipendenze digitali”, organizzato al Senato su iniziativa della senatrice Elena Murelli, ha acceso i riflettori su un’emergenza educativa e sanitaria che non può più essere ignorata.
La socialità perduta: i ragazzi non si guardano più negli occhi
Sempre più spesso, i ragazzi si isolano dietro uno schermo. Smartphone e tablet hanno sostituito le piazze e le chiacchiere tra amici. “I giovani del muretto non esistono più – ha detto la senatrice Morelli – ora stanno seduti fianco a fianco, ma comunicano solo via chat”.
La dipendenza da smartphone si manifesta con:
- isolamento sociale
- irritabilità e impulsività
- calo dell’attenzione
- perdita della relazione empatica
Non si tratta solo di adolescenti: anche i bambini piccoli e persino gli anziani sono sempre più coinvolti. “I nonni danno il telefono ai nipoti per farli stare tranquilli, ma questo può compromettere lo sviluppo emotivo del bambino”, ha spiegato Morelli.
Socialpatia e dipendenze comportamentali: le nuove sfide della salute mentale
Il termine “socialpatia” è stato usato per descrivere questa nuova forma di dissociazione relazionale, dove il rapporto umano è sostituito da interazioni virtuali autoreferenziali. Lo ha spiegato bene uno psichiatra intervenuto al convegno: “Il ragazzo pensa di avere il mondo in mano, ma in realtà è qualcun altro ad avere in mano la sua coscienza”.
L’allarme è supportato da studi scientifici:
- 2 ore al giorno davanti a schermi raddoppiano il rischio di disturbi dell’attenzione.
- Nei bambini di 2-3 anni, l’esposizione precoce può aumentare fino al 30% la probabilità di disturbi cognitivi a 7 anni.
- Il digiuno digitale riduce irritabilità e impulsività.
Il ruolo delle istituzioni: psicologi a scuola ed educazione affettiva
Il ministro dell’Istruzione Valditara ha sostenuto politiche chiare: vietare l’uso dello smartphone a scuola, anche a fini didattici, e promuovere l’inserimento dello psicologo scolastico per supportare la salute mentale degli studenti. “Serve educazione affettiva per contrastare fenomeni come baby gang, femminicidi e violenze”, ha dichiarato Morelli.
Inoltre, l’educazione digitale deve iniziare in famiglia. I genitori devono essere consapevoli che ogni cellulare è una porta sul mondo, dove si nascondono anche rischi come:
- cyberbullismo
- pornografia
- disturbi alimentari
- truffe e manipolazioni social
Educare, non demonizzare: tecnologia sì, ma con consapevolezza
La tecnologia non è il nemico, ma va usata come strumento e non come dipendenza. “Disintossicare i ragazzi dal cellulare è necessario – ha concluso Morelli – ma dobbiamo anche educarli a un uso consapevole, graduale e responsabile”.
È tempo di scelte coraggiose. Tornare alla carta e penna, privilegiare i rapporti reali, garantire sostegno psicologico: solo così possiamo tutelare davvero il futuro delle nuove generazioni.
Guarda il video completo del convegno per ascoltare le testimonianze e gli approfondimenti degli esperti:
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