👁 Ti presento TED: la malattia oculare tiroidea che cambia lo sguardo (e la vita)

Spesso confusa con una semplice congiuntivite, la malattia oculare tiroidea (TED) è una patologia autoimmune che può compromettere gravemente la vista e l’aspetto. Ecco perché riconoscerla precocemente è fondamentale.
Cos’è la malattia oculare tiroidea (TED) e perché è così subdola
La malattia oculare tiroidea, conosciuta con l’acronimo TED (Thyroid Eye Disease), è una patologia autoimmune spesso collegata all’ipertiroidismo, in particolare alla malattia di Basedow-Graves. Tuttavia, può manifestarsi anche in pazienti con ipotiroidismo o con funzione tiroidea apparentemente normale (eutiroidismo).
All’inizio può sembrare una banale congiuntivite o un’allergia oculare: occhi rossi, palpebre gonfie, lacrimazione. Ma dietro questi sintomi si nasconde un’infiammazione profonda dell’orbita oculare, che può evolvere in diplopia (visione doppia), esoftalmo (occhi sporgenti) e gravi alterazioni visive.
I sintomi da non ignorare: quando l’aspetto parla di salute
I sintomi più comuni della TED includono:
- gonfiore e rossore intorno agli occhi
- retrazione della palpebra superiore (presente nel 90% dei casi)
- difficoltà a chiudere gli occhi
- visione doppia
- alterazioni estetiche evidenti, che impattano anche sulla sfera psicologica
Non si tratta solo di un problema estetico: la TED compromette la qualità della vita. In casi gravi può impedire attività quotidiane semplici come camminare, leggere o lavorare al computer.
Una diagnosi difficile: perché la TED è spesso riconosciuta troppo tardi
Proprio perché i sintomi iniziali sono simili ad altre patologie oculari comuni, la diagnosi della malattia oculare tiroidea è spesso ritardata. Questo ritardo può aggravare la situazione clinica del paziente, rendendo il trattamento più complesso.
La presa in carico ideale è multidisciplinare: serve la collaborazione tra endocrinologo e oculista, due figure chiave per arrivare a una diagnosi tempestiva e accurata. La diagnosi precoce permette di trattare la malattia nella sua fase infiammatoria attiva, aumentando le possibilità di successo terapeutico.
Le terapie oggi disponibili per la TED
Il trattamento della TED dipende dallo stadio della malattia. Nella fase iniziale, è fondamentale correggere lo squilibrio tiroideo. Per quanto riguarda la componente oculare, i trattamenti principali includono:
- steroidi per via endovenosa per ridurre l’infiammazione acuta
- radioterapia orbitale in casi selezionati
- nuovi farmaci mirati (non ancora largamente disponibili in Europa) capaci di agire a monte della cascata infiammatoria
Il trattamento precoce è cruciale: più si interviene rapidamente, migliori sono le possibilità di evitare danni permanenti.
Una campagna di sensibilizzazione tra scienza e storytelling
Per accendere i riflettori su questa patologia poco conosciuta ma altamente invalidante, è nata la campagna “Ti presento TED”, sostenuta da società scientifiche, associazioni pazienti e dal contributo di AMGEN.
La malattia viene raccontata come un personaggio misterioso e ingannevole, interpretato dalla voce inconfondibile dell’attore e doppiatore Francesco Pannofino, protagonista del podcast narrativo A tu per tu con TED. L’obiettivo è umanizzare la malattia e renderla riconoscibile per aiutare pazienti e medici a identificarla prima.
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Il racconto di una paziente: “Ho fondato un’associazione per aiutare chi si sente abbandonato”
La testimonianza della dottoressa Balducci Gazzotti, ex paziente affetta da una forma severa di TED, tocca profondamente. Costretta ad abbandonare il lavoro per oltre due anni, ha deciso di fondare un’associazione per dare supporto concreto a chi si ritrova in una condizione simile. Dall’isolamento psicologico alle difficoltà nel ricevere indicazioni corrette, il suo racconto mette in luce quanto sia importante avere punti di riferimento affidabili per affrontare questa malattia invisibile.
Conclusioni: conoscere la TED per batterla sul tempo
La malattia oculare tiroidea è rara, ma molto più presente di quanto si pensi. In Italia si stimano circa 50.000 pazienti, con una prevalenza femminile. Riconoscerla in tempo, affidarsi a specialisti esperti e accedere a percorsi terapeutici adeguati può fare la differenza tra una malattia invalidante e un ritorno alla normalità.
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