Trapianti cornea, Italia eccellenza mondiale: oltre il 60% degli interventi è mini-invasivo. Recupero della vista più duraturo, con raro rischio di rigetto

Trapianti cornea, Italia eccellenza mondiale: oltre il 60% degli interventi è mini-invasivo

In occasione del Congresso mondiale sulla cornea e del Forum della Banca degli Occhi, in corso a Chicago fino al 30 settembre, resi noti i risultati dei trapianti corneali in Italia e delle tecniche chirurgiche più innovative.

La minore porzione di tessuto trapiantato, rispetto all’intervento tradizionale, riduce dal 30% al 4% il rischio di rigetto e quasi azzera le complicanze durante l’intervento. Il recupero visivo è sicuro e stabile nel tempo. Anche il sistema italiano della Banca degli Occhi è “fiore all’occhiello” internazionale, italiani esemplari nelle donazioni. Nessuna carenza di tessuti da trapiantare, forniti anche all’estero: 15mila i prelievi eseguiti ogni anno, 800 i tessuti esportati.

Dei circa 7000 trapianti di cornea eseguiti in Italia ogni anno, il 60% (4000) sono mini-invasivi, realizzati cioè con tecniche selettive o “lamellari” che consentono la sostituzione dei soli strati corneali effettivamente compromessi, preservando quelli funzionalmente non danneggiati. Fino a quindici anni fa l’unica procedura tecnica di trapianto era rappresentata dalla sostituzione di tutta la cornea (trapianto perforante). Oggi il grande sorpasso: l’intervento tradizionale è adottato in Italia solo nel 30% dei casi. Eccellente anche il sistema italiano della Banca degli Occhi, che risponde alle richieste di oltre 200 centri di trapianto in Italia e di più di 20 all’estero, grazie anche alla straordinaria generosità dei nostri connazionali nelle donazioni. Lo sottolineano gli esperti della Società Internazionale Cornea, Cellule Staminali e Superficie Oculare (SICCSO) e della Società Italiana Scienze Oftalmologiche (SISO) in occasione del Congresso mondiale sulla Cornea e  del Forum della Banca degli Occhi, a Chicago fino al 30 settembre.

“Sostituire la porzione di cornea malata rispettando il più possibile l’anatomia dell’occhio, è lo scopo delle nuove metodiche di trapianto, tra cui l’ultima novità è rappresentata dal trapianto corneale lamellare anteriore chiamato DALK”, afferma Vincenzo Sarnicola, tra i chirurghi più esperti al mondo di questa innovativa tecnica, presidente della SICCSO e membro del consiglio direttivo della SISO. 

Questo intervento consiste nella sostituzione del solo foglietto intermedio della cornea (stroma), al posto di tutta la cornea ed è indicato nelle patologie corneali che non attaccano gli strati più profondi. Prima fra tutte il cheratocono nelle sue fasi avanzate, una malattia che colpisce i giovani adolescenti con una progressiva deformazione della forma della cornea e grave deficit visivo.

“Solitamente, sia nel cheratocono che nelle cicatrici corneali da traumi o da infezioni, non è coinvolto lo strato più profondo della cornea chiamato endotelio. Ma in passato questi pazienti venivano comunque sottoposti ad un trapianto del tessuto corneale nella sua interezza. In questo modo si sacrificava anche l’endotelio sano costituito da cellule perenni, incapaci di riprodursi. Oggi grazie alla DALK – sottolinea Sarnicola – è possibile sostituire solo lo strato di cornea malato, lasciando intatto il resto. L’intervento quindi risulta molto meno invasivo con grandi vantaggi per il paziente”.

Essendo minore la porzione del tessuto trapiantato, il rischio di complicanze durante l’operazione è quasi azzerato. “Il risultato è più duraturo, con alte percentuali che il recupero della vista resti ottimale per tutta la vita, perché il rischio di rigetto è raro: appena il 4% contro il 30% dell’intervento tradizionale”continua Sarnicola.

“Anche i pochi casi di rigetto rispondono bene alle terapie: spesso bastano solo colliri a base di cortisone e antibiotico”, dichiara Alessandro Mularoni, vicepresidente SISO“Vantaggi particolarmente importanti nelle persone con cheratocono, giovani e attive”aggiunge.

Resta la difficoltà di apprendere una metodica decisamente più complessa, che richiede grande perizia tecnica perché i migliori risultati si ottengono ancora separando manualmente i vari strati della cornea – precisano Sarnicola e Mularoni -. Ma la tecnica garantisce risultati d’eccellenza con una sopravvivenza dei tessuti trapiantati che raggiunge il 99%. Tuttavia il trapianto classico registra ancora una buona sopravvivenza dei tessuti trapiantati dell’80%, ma con un calo progressivo anche dopo dieci anni di distanza”.

“L’Italia vanta i chirurghi più esperti al mondo in questa tecnica mini-invasiva che vede gli Stati Uniti in ritardo con soli mille interventi DALK eseguiti all’anno, a fronte di 38.000 casi che la richiederebbero. I risultati italiani costituiscono un’eccellenza internazionale della quale andare fieri sia per lo sviluppo e la diffusione di tecniche chirurgiche innovative, sia per l’alta percentuale di italiani che esprimono la propria volontà a donare. Le donazioni di cornea, grazie anche all’efficienza del sistema italiano della Banca degli Occhi, non solo soddisfano il fabbisogno nazionale, con 15mila prelievi, ma forniscono 800 tessuti anche all’estero ogni anno”, concludono gli esperti.