Aderenza alla terapia: perché seguire le cure cardiovascolari salva la vita
Perché l’aderenza terapeutica è essenziale per chi soffre di colesterolo alto, ipertensione e rischio cardiovascolare
L’aderenza alla terapia è uno dei pilastri della prevenzione cardiovascolare, ma anche uno dei comportamenti più difficili da mantenere per molti pazienti. Seguire correttamente i farmaci prescritti, soprattutto in caso di colesterolo alto o ipertensione arteriosa, non significa solo “prendere una compressa”, ma proteggere il cuore ogni giorno, nel presente e nel futuro. Capire perché è importante può davvero fare la differenza nei risultati delle cure.
Quando si parla di aderenza terapeutica, la domanda più comune è: “Perché devo continuare la terapia se mi sento bene?” La risposta arriva chiara dal dottor Federico Ferrari Bravo, cardiologo dell’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni, intervenuto nell’ultima puntata de L’Esperto Risponde di Pianeta Salute: i farmaci agiscono nel tempo, stabilizzano i valori e prevengono eventi cardiovascolari che potrebbero manifestarsi anche molti anni dopo.
L’aderenza alla terapia significa assumere i farmaci ogni giorno, senza interruzioni non concordate. Sospendere improvvisamente le cure per colesterolo o ipertensione, perché i parametri sembrano rientrati nella norma, può riportare rapidamente i valori fuori controllo. È uno dei motivi principali per cui i cardiologi insistono sulla continuità: il beneficio protettivo del farmaco svanisce e il rischio cardiovascolare riparte da capo.
Il colesterolo LDL, noto come “colesterolo cattivo”, merita particolare attenzione. Per chi ha già avuto un evento cardiovascolare, il target raccomandato è molto basso (sotto 55 mg/dl), e raggiungerlo richiede terapie efficaci e costanti. Non tutti i pazienti hanno lo stesso obiettivo: gli score di rischio cardiovascolare, usati da cardiologi e medici di medicina generale, servono proprio a stabilire il livello di protezione necessario.
Spesso, le difficoltà di aderenza sono legate alla paura degli effetti collaterali. È il caso dell’“effetto nocebo”, quando un paziente attribuisce ai farmaci sintomi non correlati e decide di sospenderli. Le statine, fondamentali per controllare il colesterolo LDL, ne sono un esempio: dolori muscolari possono avere molte cause, ma vengono spesso collegati automaticamente alla terapia. Per questo è importante parlarne con il medico invece di interrompere autonomamente i farmaci.
Un aiuto può arrivare anche dal bugiardino, lo strumento informativo che accompagna ogni terapia. Leggerlo correttamente significa conoscere dosaggi, modalità di assunzione, interazioni e precauzioni. Tuttavia, leggerlo “dall’inizio alla fine” senza mediazione può generare timori ingiustificati, soprattutto quando vengono elencati effetti indesiderati rari. Il consiglio degli specialisti è sempre lo stesso: dubbi e sintomi vanno condivisi con il medico, non affrontati da soli.
L’aderenza terapeutica non riguarda solo i farmaci. Stile di vita, attività fisica quotidiana e sospensione del fumo sono parte integrante della protezione cardiovascolare. Muoversi ogni giorno, anche semplicemente camminando, contribuisce a mantenere valori stabili e ridurre i fattori di rischio.
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Seguire una terapia non è un atto passivo, ma una scelta di consapevolezza. È un percorso condiviso tra medico e paziente, basato sulla fiducia e sul confronto continuo. L’obiettivo è comune: proteggere la salute del cuore oggi e nel futuro.
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