Colesterolo buono: protegge davvero dal rischio di infarto? La risposta dell’esperto

Non basta avere valori alti di colesterolo HDL per sentirsi al sicuro. Dieta, stile di vita e aderenza terapeutica giocano un ruolo fondamentale nella prevenzione cardiovascolare.
Il colesterolo buono, noto come HDL, è spesso percepito come un alleato assoluto contro le malattie cardiovascolari. Ma è davvero così? Può bastare un valore alto di HDL per proteggerci dal rischio di infarto o ictus? La risposta è più complessa di quanto si creda.
Nel nuovo episodio de L’Esperto Risponde, il dottor Stefano Robotti, responsabile del Dipartimento di Emodinamica dell’Ospedale di Lavagna (Genova), chiarisce con precisione scientifica e linguaggio accessibile i principali fattori che influenzano il nostro rischio cardiovascolare.
Cos’è il colesterolo buono e a cosa serve?
Il colesterolo HDL ha una funzione chiave: recupera il colesterolo in eccesso dai tessuti e lo trasporta al fegato, dove viene trasformato o eliminato. Questo processo aiuta a pulire le arterie, contrastando l’accumulo di placca aterosclerotica, responsabile di infarti e ictus.
Avere valori alti di HDL è quindi positivo, ma – come sottolinea il dottor Robotti – non basta da solo a garantire una protezione completa.
I falsi miti da sfatare: l’HDL da solo non basta
Secondo l’esperto, molte persone credono erroneamente che basti avere un colesterolo HDL alto per sentirsi protetti. In realtà, il profilo lipidico completo, lo stile di vita e la presenza di altri fattori di rischio (come fumo, obesità, diabete e ipertensione) sono elementi cruciali da considerare.
“Il colesterolo buono è solo uno dei tasselli. Serve un’azione combinata su più fronti per ridurre davvero il rischio cardiovascolare”, spiega Robotti.
Come aumentare il colesterolo buono? I consigli pratici
Il dottor Robotti sottolinea che lo stile di vita ha un impatto diretto sui livelli di HDL. Ecco alcune buone pratiche che possono migliorare il colesterolo buono:
- Smettere di fumare
- Fare attività fisica regolare, almeno 30 minuti al giorno
- Seguire una dieta ricca di fibre, frutta, verdura e grassi buoni (come olio d’oliva e pesce azzurro)
- Ridurre il consumo di zuccheri semplici e grassi saturi
- Mantenere il peso forma
Queste strategie, se adottate con costanza, migliorano la salute delle arterie e riducono il rischio di malattie cardiovascolari.
Aderenza alla terapia: un problema trasversale
Un altro tema centrale affrontato nell’intervista è quello della aderenza terapeutica, spesso sottovalutato ma fondamentale per la prevenzione.
“Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la scarsa aderenza alle cure è uno dei principali fattori di rischio ‘invisibili’ per la salute pubblica”, ricorda Robotti.
Nei pazienti più anziani, le difficoltà legate alla gestione di più farmaci e alla solitudine rendono l’aderenza complessa. Nei giovani, invece, è spesso la sottovalutazione dei rischi a portare all’interruzione delle terapie preventive, come quelle per colesterolo e pressione alta.
Educazione, prevenzione e consapevolezza: le vere terapie
Alla base di tutto c’è un messaggio chiaro: la prevenzione cardiovascolare inizia a tavola, con le scarpe da ginnastica ai piedi, e con una maggiore consapevolezza dei rischi.
Il colesterolo HDL è un indicatore importante, ma non può sostituire l’impegno quotidiano per la salute del cuore. L’educazione alla salute, la corretta informazione e il dialogo costante con il proprio medico sono le vere chiavi per vivere più a lungo e meglio.
Guarda l’approfondimento completo con il dottor Stefano Robotti:
Non sottovalutare i segnali: il cuore va protetto ogni giorno.
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