Pfizer annuncia i risultati topline positivi di Fase 3 per marstacimab nell’emofilia A o B con inibitori.

marstacimab per l'emofilia A o l'emofilia B
  • Lo studio dimostra la superiorità, evidenziando una riduzione statisticamente significativa e clinicamente rilevante del tasso annualizzato di sanguinamenti, con un profilo di sicurezza generalmente ben tollerato rispetto al trattamento al bisogno nei pazienti di età pari o superiore a 12 anni.

  • Marstacimab è stato somministrato tramite una semplice iniezione sottocutanea settimanale, che richiedeva una preparazione minima.

Pfizer Inc. (NYSE: PFE) ha annunciato oggi i risultati topline positivi dello studio di Fase 3 BASIS (NCT03938792), che valuta marstacimab negli adulti e adolescenti affetti da emofilia A o B con inibitori.

Lo studio ha raggiunto l’endpoint primario e gli endpoint secondari chiave relativi ai sanguinamenti, dimostrando la superiorità di marstacimab somministrato settimanalmente per via sottocutanea nel migliorare gli esiti dei sanguinamenti rispetto al trattamento on-demand, in una popolazione di pazienti per la quale sono necessari approcci terapeutici meno gravosi. 1,2,3,4

Gli inibitori, ovvero anticorpi che neutralizzano le terapie sostitutive del fattore carente rendendole inefficaci, possono svilupparsi nelle persone affette da emofilia.5 Gli inibitori possono essere diagnosticati tramite un esame del sangue.6 Su oltre 800.000 persone nel mondo che vivono con emofilia A o B, circa il 20% dei pazienti con emofilia A e il 3% dei pazienti con emofilia B non possono continuare a ricevere terapie sostitutive del fattore carente perché sviluppano inibitori contro FVIII (Fattore VIII) e FIX (Fattore IX), rendendo tali terapie inefficaci nel prevenire o arrestare gli episodi emorragici. 6,7

“I pazienti con inibitori tendono a presentare complicazioni frequenti, e orientarsi nel panorama terapeutico può introdurre complessità e aumentare il carico della malattia” 1,2,3,4,8 ha dichiarato il Dott. Davide Matino, M.D., M.Sc., ricercatore principale dello studio BASIS e Professore Associato di Medicina presso la McMaster University. “La forte riduzione dei sanguinamenti osservata con marstacimab rispetto al trattamento on-demand nello studio di Fase 3 BASIS, unita alla modalità di somministrazione settimanale, offre un potenziale entusiasmante per questi pazienti che hanno un grande bisogno di opzioni terapeutiche.”

Lo studio BASIS ha dimostrato che il trattamento profilattico con marstacimab ha ottenuto una riduzione statisticamente significativa e clinicamente rilevante del tasso annualizzato dei sanguinamenti (ABR) trattati nelle persone affette da emofilia A o B grave con inibitori. 48 persone con emofilia sono state trattate con marstacimab per un periodo di 12 mesi, rispetto a un regime endovenoso on-demand con agenti bypassanti, somministrato come parte della cura abituale in un periodo iniziale osservazionale di sei mesi. Marstacimab si è dimostrato superiore al trattamento on-demand, con una riduzione del 93% dell’ABR in 12 mesi (ABR 1.39 vs ABR on-demand 19.78; p < 0,0001). La superiorità è stata inoltre dimostrata in tutti gli endpoint secondari legati ai sanguinamenti: sanguinamenti spontanei, sanguinamenti articolari, sanguinamenti in articolazioni bersaglio e sanguinamenti totali.

Marstacimab è stato generalmente ben tollerato, in linea con quanto osservato nel gruppo senza inibitori dello studio BASIS e con i risultati della Fase 1/2. Durante il trial di Fase 3 nella popolazione con inibitori non sono stati segnalati decessi né eventi tromboembolici.

«Questi risultati incoraggianti dimostrano il potenziale di marstacimab nell’aiutare le persone affette da emofilia A o B con inibitori, rispondendo a un importante bisogno per i pazienti con anticorpi che neutralizzano la maggior parte delle opzioni profilattiche a base di fattori utilizzate per gestire i sanguinamenti», ha dichiarato Michael Vincent, M.D., Ph.D., Chief Inflammation & Immunology Officer di Pfizer. «Marstacimab rappresenta il più recente contributo di Pfizer in oltre 40 anni di impegno per il progresso nella cura dell’emofilia, come opzione terapeutica generalmente ben tollerata che, se approvata per questa popolazione di pazienti, potrebbe offrire protezione dai sanguinamenti con una semplice somministrazione sottocutanea settimanale tramite penna preriempita.»

Le analisi complete dei dati di Fase 3 relativi al gruppo con inibitori dello studio BASIS sono ancora in corso e ulteriori dati verranno presentati nei prossimi congressi medici. Pfizer prevede di discutere questi dati con le autorità regolatorie, con l’obiettivo di avviare le procedure di autorizzazione per marstacimab nel trattamento dei pazienti con emofilia con inibitori.

Scoperto dai ricercatori di Pfizer, marstacimab ha un meccanismo d’azione differente rispetto ai trattamenti sostitutivi con FVIII e FIX. Invece di sostituire i fattori della coagulazione mancanti o insufficienti, il prodotto è stato sviluppato per agire sull’inibitore della via del fattore tissutale (TFPI – Tissue Factor Pathway Inhibitor), uno dei meccanismi naturali dell’organismo che inibisce l’inizio della coagulazione del sangue. Legandosi al dominio Kunitz 2 del TFPI, marstacimab potrebbe contribuire a ristabilire l’equilibrio tra sanguinamenti e formazione di coaguli, con l’obiettivo di offrire una combinazione di protezione dai sanguinamenti, buona tollerabilità e somministrazione semplice.

Informazioni sullo studio BASIS

Lo studio BASIS è uno studio globale di Fase 3, in aperto, multicentrico, volto a valutare l’efficacia e la sicurezza di marstacimab in partecipanti adolescenti e adulti di età compresa tra 12 e <75 anni con emofilia A grave (definita come FVIII <1%) o emofilia B da moderatamente grave a grave (definita come attività del FIX ≤2%), con o senza inibitori.

Questo gruppo includeva 48 persone affette da emofilia con inibitori, trattate con marstacimab per un periodo di trattamento attivo (ATP) di 12 mesi, rispetto a un regime endovenoso on-demand con agenti bypassanti, somministrato come parte della cura abituale in un periodo osservazionale iniziale di sei mesi. Durante l’ATP, i partecipanti hanno ricevuto una profilassi (una singola dose di carico sottocutanea di 300 mg di marstacimab, seguita da 150 mg per via sottocutanea una volta a settimana), con possibilità di escalation della dose a 300 mg settimanali.

Tre pazienti nel gruppo con inibitori erano già in trattamento profilattico di routine prima dello studio e non sono stati inclusi nell’analisi primaria di efficacia.

L’endpoint primario misura il tasso annualizzato di sanguinamenti trattati (ABR) durante i 12 mesi dei ATP con marstacimab rispetto all’ABR trattato con la precedente terapia sostitutiva on-demand. Per ulteriori informazioni, visita https://clinicaltrials.gov.

Informazioni su Marstacimab

Marstacimab ha ricevuto l’approvazione regolatoria negli Stati Uniti e in Europa per i pazienti idonei affetti da emofilia A senza inibitori del fattore VIII o da emofilia B senza inibitori del fattore IX.

È stato il primo anti-TFPI approvato negli Stati Uniti e nell’UE per il trattamento dell’emofilia A o B, nonché il primo farmaco per l’emofilia approvato in questi mercati ad essere somministrato tramite penna preriempita con auto-iniettore. Per le persone idonee affette da emofilia B, rappresenta il primo trattamento profilattico sottocutaneo a somministrazione settimanale. Marstacimab può offrire un’opzione terapeutica sottocutanea con un regime di dosaggio settimanale e una preparazione minima richiesta per ogni somministrazione.

Pfizer sta inoltre conducendo lo studio BASIS KIDS, uno studio in aperto che indaga la sicurezza e l’efficacia del farmaco nei bambini di età compresa tra 1 e <18 anni con emofilia A grave o emofilia B da moderatamente grave a grave, con o senza inibitori.

Informazioni sull’emofilia

Col termine emofilia si intende un gruppo di rare malattie genetiche del sangue causate da una carenza di fattori della coagulazione (FVIII nell’emofilia A, FIX nell’emofilia B), che impedisce la normale coagulazione del sangue. Viene diagnosticata durante l’infanzia e colpisce oltre 800.000 persone in tutto il mondo.7 L’incapacità del sangue di coagulare correttamente può aumentare il rischio di sanguinamenti dolorosi all’interno delle articolazioni, che possono causare cicatrici e danni articolari. Le persone affette da emofilia possono subire danni articolari permanenti a seguito di sanguinamenti ripetuti.9,10

Per decenni, l’approccio terapeutico più comune per l’emofilia A e B è stato la terapia sostitutiva con fattori della coagulazione, che consiste nel reintegrare i fattori mancanti. Queste terapie aumentano la quantità di fattore della coagulazione nel corpo fino a livelli che migliorano la coagulazione, riducendo così i sanguinamenti. Tuttavia, il carico rappresentato dalle infusioni endovenose è considerato un ostacolo all’aderenza al trattamento per alcune persone affette da emofilia, a causa del disagio, della mancanza di tempo e della difficoltà di accesso venoso.11

Circa il 20% delle persone con emofilia A e il 3% di quelle con emofilia B non possono continuare la terapia sostitutiva con fattori della coagulazione perché sviluppano inibitori contro FVIII e FIX.6 Questi pazienti affrontano spesso un carico terapeutico maggiore, che può includere complicazioni da sanguinamento come ospedalizzazioni e, nei casi più gravi, la morte, oltre a costi di trattamento più elevati. 1,2,3,4,12


1 Shapiro AD, Ragni MV, Borhany M, et al. Natural history study of factor IX deficiency with focus on treatment and complications (B-Natural). Haemophilia. 2021;27(1):49-59. doi: 10.1111/hae.14139.
2 Valentino LA, Ewenstein B, Navickis RJ, Wilkes MM. Central venous access devices in haemophilia. Haemophilia. 2004;10(2):134-46. doi: 10.1046/j.1365-2516.2003.00840.x.
3 Nugent D, Kalnins W, Querol F, et al. Haemophilia Experiences, Results and Opportunities (HERO) study: Treatment-related characteristics of the population. Haemophilia. 2015;21(1):e26-38. doi: 10.1111/hae.12545.
4 Soucie JM, Symons Jt, Evatt B, Brettler D, Huszti H, Linden J. Home-based factor infusion therapy and hospitalization for bleeding complications among males with haemophilia. Haemophilia. 2001;7(2):198-206. doi: 10.1046/j.1365-2516.2001.00484.x.
5 Teiu P, Chan A, Matino D. Molecular Mechanisms of Inhibitor Development in Hemophilia. Mediterr J Hematol Infect Dis. 2020 Jan 1;12(1):e2020001. doi: 10.4084/MJHID.2020.001.
6 Centers of Disease Control and Prevention. Testing for Inhibitors and Hemophilia. Accessed May 14, 2025. Available at: https://www.cdc.gov/hemophilia/testing/testing-for-inhibitors-and-hemophilia.html?CDC_AAref_Val=https://www.cdc.gov/ncbddd/hemophilia/inhibitors.html.
7 World Federation of Hemophilia. World Federation of Hemophilia Global Report on the Annual Global Survey 2022. https://www1.wfh.org/publications/files/pdf-2399.pdf.
8 Meeks S, Batsuli G. Hemophilia and inhibitors: Current treatment options and potential new therapeutic approaches. Hematology Am Soc Hematol Educ Program. 2016 Dec 2;2016(1):657–662. doi:10.1182/asheducation-2016.1.657.
9 Srivastava A, Santagostino E, Dougall A, et al. WFH guidelines for the management of hemophilia, 3rd Edition; 2020. Haemophilia. 26(S6), 1–158. https://doi.org/10.1111/hae.14046.
10 Franchini M, Mannucci PM. Past, present and future of hemophilia: A narrative review. Orphanet J Rare Dis. 2012;7:24. https://doi.org/10.1186/1750-1172-7-24.
11 Weyand AC, Pipe SW. New therapies for hemophilia. Blood. 2019;133(5):389–398. https://doi.org/10.1182/blood-2018-08-872291.
12 Walsh CE, Soucie JM, Miller CH. Impact of inhibitors on hemophilia a mortality in the United States. Am. J. Hematol. 2015; 90: 400-405. https://doi.org/10.1002/ajh.23957.