Terapie iniettabili a lunga durata: i nuovi dati dall’EACS 2025 cambiano il trattamento dell’HIV

EACS 2025

Le terapie long acting per l’HIV migliorano aderenza, qualità di vita e prevenzione: cosa mostrano gli studi più recenti presentati al congresso di Parigi

Le terapie iniettabili a lunga durata rappresentano oggi una delle innovazioni più rilevanti nel trattamento dell’HIV. Si tratta di soluzioni somministrate ogni due mesi che offrono maggiore privacy, riducono il carico delle terapie quotidiane e migliorano l’aderenza, uno dei fattori più critici nella gestione a lungo termine dell’infezione. Al congresso EACS 2025 di Parigi sono stati presentati nuovi dati che confermano l’efficacia e la sicurezza di questa strategia, aprendo una fase diversa dell’approccio terapeutico.

Le tre evidenze principali arrivano da studi italiani e internazionali. Lo studio Long Icona, condotto su persone con HIV arruolate in modo prospettico, non ha mostrato segni di allarme sul profilo infiammatorio e ha confermato concentrazioni di farmaco costanti e adeguate per il controllo del virus. Una meta-analisi su oltre 2.000 pazienti ha evidenziato un tasso di fallimento virologico inferiore all’1%, con un profilo di tollerabilità sovrapponibile agli studi controllati.

Il terzo dato significativo arriva dallo studio Volition, che ha raccolto il punto di vista degli operatori sanitari. Secondo i professionisti, la strategia a base di Cabotegravir e Rilpivirina è considerata «altamente accettabile» e utile anche per una semplificazione terapeutica precoce, facilitando il passaggio da altre terapie a duplice combinazione.

Un contributo importante arriva inoltre dalla ricerca italiana. Lo studio prospettico Scolart, condotto al San Raffaele su 549 persone, ha mostrato che a due anni la soppressione virologica raggiunge il 99%. Soltanto l’1% dei pazienti ha presentato un rialzo della viremia, e tutti i casi sono tornati soppressi dopo il ritorno alla terapia orale. Oltre all’efficacia virologica, i ricercatori hanno osservato un recupero del rapporto CD4/CD8 e un miglioramento del profilo metabolico, con calo di colesterolo LDL dopo un anno di trattamento.

Al congresso è stata discussa anche la prevenzione, in particolare la PrEP iniettabile long acting, oggi oggetto di crescente attenzione. I primi dati provenienti dallo studio Clarity mostrano un confronto diretto tra le due principali opzioni: Cabotegravir intramuscolare e Lenacapavir sottocutaneo. Il 90% dei partecipanti, dopo aver provato entrambi i farmaci, ha espresso una chiara preferenza per Cabotegravir, in parte per le reazioni meno visibili nel sito di iniezione, percepite come meno stigmatizzanti. Questo suggerisce che l’esperienza della somministrazione può influenzare non solo la tollerabilità, ma anche l’aderenza reale.

Nel complesso, i risultati dell’EACS 2025 indicano l’ingresso in una fase in cui le terapie iniettabili a lunga durata possono trasformare sia il trattamento sia la prevenzione dell’HIV, offrendo opzioni flessibili e ben tollerate, capaci di adattarsi alle esigenze personali e migliorare l’esperienza terapeutica.

Guarda il servizio completo su YouTube.com/PianetaSalute per ascoltare le interviste e scoprire tutti i dettagli del progetto.

La prevenzione e l’innovazione terapeutica restano elementi decisivi per migliorare la qualità di vita delle persone con HIV e per favorire scelte consapevoli nella PrEP. Seguire gli sviluppi della ricerca è fondamentale per comprendere come evolverà la gestione dell’infezione nei prossimi anni.

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