Virus RSV: la nuova immunizzazione protegge i neonati e riduce i ricoveri. Ecco cosa è emerso dal Summit nazionale

Esperti, medici e istituzioni si sono riuniti all’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza di Padova per fare il punto sulla prima campagna italiana contro il virus respiratorio sinciziale (RSV). I risultati sono incoraggianti, ma resta il nodo delle disomogeneità regionali.
Cos’è il virus RSV e perché è pericoloso per i neonati
Il virus respiratorio sinciziale (RSV) è oggi riconosciuto come la principale causa di bronchiolite e polmonite nei bambini sotto l’anno di età. Estremamente contagioso, è responsabile della maggior parte delle ospedalizzazioni pediatriche durante l’inverno. Fino allo scorso anno, mancava una strategia di prevenzione su larga scala. Ma nel 2023, l’introduzione di un anticorpo monoclonale a lunga durata d’azione ha segnato un vero e proprio punto di svolta.
La prima campagna nazionale di immunizzazione: numeri e impatto
La prima campagna di immunizzazione RSV in Italia, conclusasi a marzo 2024, ha permesso di offrire protezione a tutti i neonati, indipendentemente da condizioni cliniche o fattori di rischio. I dati raccolti durante il RSV National Immunization Summit parlano chiaro:
- In Lombardia, si è registrata un’adesione prossima al 100% da parte delle famiglie.
- All’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano, le ospedalizzazioni pediatriche sono diminuite dell’80%, sia nei reparti ordinari che in terapia intensiva.
- In Puglia, le terapie intensive neonatali hanno visto un crollo dei ricoveri: da 125 a 19 casi, un calo dell’84%.
Il ruolo cruciale della prevenzione pediatrica
Secondo il professor Gianvincenzo Zuccotti, la risposta delle famiglie è stata sorprendentemente alta nonostante una campagna informativa ridotta. La chiave? Fiducia negli operatori sanitari e nella proposta di un’immunizzazione semplice, sicura ed efficace.
Ma i risultati non sono stati uniformi su tutto il territorio. Il presidente della Società Italiana di Igiene, prof. De Rosa, ha ribadito la necessità di inserire questa profilassi nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, per garantire equità d’accesso.
Disomogeneità tra regioni: cosa serve per la prossima stagione
Dalla Campania alla Puglia, passando per altre regioni italiane, sono emerse criticità organizzative: carenze di dosi, ritardi nelle forniture e difficoltà nel raggiungere i cosiddetti “bambini nati fuori stagione”, ovvero dopo il periodo previsto per la somministrazione.
Il dottor Luca Pierri ha evidenziato come l’assenza di linee guida nazionali univoche rischi di creare una “mappa a macchia di leopardo”, dove il luogo di nascita può determinare la possibilità o meno di ricevere la protezione.
Verso una strategia nazionale integrata
La lezione appresa dalla prima campagna è chiara: serve una rete di erogazione omogenea, che coinvolga pediatri di libera scelta, centri nascita, strutture sanitarie pubbliche e private, con una governance forte a livello ministeriale. E, soprattutto, è fondamentale rafforzare la comunicazione verso le famiglie.
Come ha sottolineato la professoressa Annalisa Baldassar, l’esperienza positiva in Puglia dimostra che l’immunizzazione RSV funziona, ma per avere impatto reale sulla sanità pubblica deve essere disponibile ovunque.
Conclusioni: una prevenzione che salva vite
Il virus RSV nei neonati non è più un destino inevitabile. Con una profilassi adeguata, è possibile ridurre drasticamente i ricoveri e le complicanze. Il prossimo passo sarà rafforzare l’equità di accesso e migliorare la programmazione regionale, per arrivare preparati alla stagione 2025-2026.
Guarda il nostro approfondimento video dal RSV National Immunization Summit
Vuoi rimanere aggiornato su prevenzione, salute e innovazione scientifica?
Iscriviti alla nostra newsletter e seguici anche su YouTube Pianeta Salute — attiva la campanella per non perdere nessun approfondimento!