Fibrosi polmonare idiopatica: capire i sintomi per non ritardare la diagnosi

Fibrosi polmonare idiopatica: capire i sintomi per non ritardare la diagnosi

Malattie rare polmonari, sintomi iniziali e diagnosi precoce: perché riconoscere la fibrosi polmonare idiopatica è così importante

La fibrosi polmonare idiopatica è una malattia rara ma in crescita, spesso difficile da identificare nelle prime fasi. Riconoscere tempestivamente sintomi come tosse secca persistente e fiato corto può fare la differenza, perché la diagnosi precoce permette ai pazienti di accedere a percorsi di cura più efficaci. Oggi, grazie a nuovi farmaci e a un approccio multidisciplinare sempre più diffuso, la gestione di questa patologia sta cambiando in modo significativo.

Il progetto AIR, promosso da Boehringer Ingelheim insieme a diverse associazioni pazienti, ha portato a Milano un percorso immersivo che unisce arte, realtà aumentata e informazione scientifica. L’obiettivo è aumentare la consapevolezza sulle malattie rare polmonari e dare voce alle persone che convivono con un bisogno ancora insoddisfatto di diagnosi tempestiva e supporto clinico adeguato.

La fibrosi polmonare idiopatica (FPI) è una patologia cronica che provoca un progressivo irrigidimento del tessuto polmonare. Ma che cos’è esattamente? Si tratta di una malattia interstiziale in cui il polmone perde la capacità di espandersi e ossigenare correttamente l’organismo. Colpisce soprattutto uomini dopo i 60 anni, ma può manifestarsi anche in età più precoce quando sono presenti fattori genetici o ambientali.

I sintomi della fibrosi polmonare idiopatica, come tosse secca e mancanza di respiro, sono spesso sottovalutati o attribuiti ad altre condizioni respiratorie. Per questo, molti pazienti ricevono una diagnosi tardiva, a volte dopo più di un anno dai primi segnali. Come spiegano gli esperti, il ritardo diagnostico può compromettere l’accesso ai trattamenti, rendendo la gestione della malattia più complessa.

La diagnosi richiede un percorso accurato che comprende esami funzionali respiratori e TAC ad alta risoluzione del torace, fondamentali per individuare le alterazioni dell’interstizio polmonare. Oggi un ruolo centrale è svolto dalle cosiddette “riunioni multidisciplinari”, in cui pneumologi, reumatologi, radiologi e anatomopatologi discutono insieme i casi più complessi. È un modello collaborativo che permette di arrivare più velocemente a una diagnosi definitiva e di costruire un percorso clinico personalizzato.

Ma quali sono le cause della fibrosi polmonare idiopatica? Nella maggior parte dei casi restano sconosciute. Gli specialisti parlano di “trigger”, fattori scatenanti che su un terreno predisposto possono favorire l’insorgenza della malattia. Il fumo di sigaretta, il reflusso gastroesofageo e l’inquinamento atmosferico sono tra i più ricorrenti. Esiste poi una quota di casi con una componente genetica documentata, in cui la malattia può manifestarsi in più generazioni con un fenomeno noto come “anticipazione genetica”.

Dal punto di vista terapeutico, oggi sono disponibili due farmaci in grado di rallentare la progressione della malattia, e altri sono in arrivo. La ricerca scientifica sta guardando alla possibilità di combinare più terapie per potenziare l’efficacia e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

La reumatologia gioca un ruolo cruciale, perché molte malattie reumatologiche possono colpire il polmone e dare origine a quadri di fibrosi. Per questo è fondamentale lo screening nei pazienti affetti da artrite reumatoide, sclerodermia, miositi e sindrome di Sjögren, così da individuare precocemente eventuali complicanze respiratorie.

Il progetto AIR ha messo in dialogo specialisti, associazioni di pazienti e istituzioni all’interno di un percorso artistico ricco di significato. L’arte, spiegano gli organizzatori, diventa uno strumento per raccontare emozioni, paure e speranze, ma anche per avvicinare il grande pubblico a patologie spesso poco conosciute e difficili da diagnosticare.

Guarda il servizio completo su YouTube.com/PianetaSalute per ascoltare le interviste agli esperti e scoprire tutti i dettagli del progetto AIR e delle nuove prospettive nella cura delle malattie rare polmonari.

La consapevolezza resta uno dei primi strumenti di prevenzione. Sapere riconoscere i segnali del corpo e non sottovalutare i sintomi può aiutare ad arrivare prima a una diagnosi e a percorsi di cura più efficaci.

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