Colesterolo LDL: il killer silenzioso del cuore

Colesterolo LDL: il killer silenzioso del cuore

Come prevenire infarto e ictus con una corretta informazione e un approccio personalizzato

Colesterolo LDL, rischio cardiovascolare, infarto e ictus: parole che fanno paura, ma che possono trasformarsi in strumenti di prevenzione se affrontate con consapevolezza. È il messaggio al centro della nuova puntata del format L’Esperto Risponde, che vede protagonista il dott. Salvatore Di Staso, cardiologo e ricercatore presso ISBEM, Istituto Scientifico Biomedico Euromediterraneo.

Guarda il video completo in fondo all’articolo per ascoltare i consigli del cardiologo.


Colesterolo LDL: il principale fattore di rischio cardiovascolare

Il colesterolo LDL – comunemente chiamato colesterolo cattivo – è riconosciuto oggi come il principale fattore di rischio cardiovascolare. Le ultime linee guida europee lo indicano come fattore causale dell’aterosclerosi, una condizione degenerativa delle arterie che può portare a eventi gravi come infarto e ictus.

Il dott. Di Staso usa una metafora semplice ed efficace: «Immaginiamo il nostro sistema circolatorio come un circuito idraulico. Col tempo e con l’accumulo di LDL, le pareti arteriose si danneggiano come le tubature incrostate di calcare. Il risultato? Riduzione del flusso sanguigno, formazione di placche e, nei casi peggiori, trombi potenzialmente letali».


L’importanza di personalizzare i valori del colesterolo

Uno degli errori più comuni? Affidarsi ai valori standard riportati nei referti delle analisi del sangue. «Quei numeri – spiega il cardiologo – sono generici e non tengono conto della storia clinica del paziente».
Invece, la parola chiave è personalizzazione: chi ha già avuto un infarto o un ictus, ad esempio, dovrebbe mantenere il colesterolo LDL sotto i 40 mg/dl, mentre una persona sana può considerare un valore sotto i 115 mg/dl accettabile.

Colesterolo, prevenzione e personalizzazione vanno quindi di pari passo: è fondamentale confrontarsi con il proprio medico per individuare il proprio target terapeutico, soprattutto in presenza di patologie come diabete, ipertensione o malattia renale cronica.


I fattori di rischio vecchi e nuovi

Oltre al colesterolo LDL, ci sono altri fattori di rischio cardiovascolare ben noti: ipertensione arteriosa, diabete mellito, obesità e fumo. Ma oggi la medicina guarda anche a nuovi nemici, spesso invisibili.

Uno su tutti è il fattore psicosociale: stress cronico, ansia non diagnosticata, condizioni di vita difficili possono aumentare il rischio cardiovascolare anche nei più giovani. Sempre più ragazzi tra i 20 e i 30 anni si rivolgono agli ambulatori cardiologici per sintomi come dolore toracico o affanno.

Altro grande imputato è l’inquinamento atmosferico: respirare ogni giorno aria carica di polveri sottili equivale, nel lungo termine, a un’esposizione costante a basse dosi di fumo passivo. E gli effetti sul cuore non si fanno attendere.


Cardionefrologia: quando cuore, rene e metabolismo si parlano

Un’altra novità discussa dal dott. Di Staso è la nascita di ambulatori cardionefrologici, in cui cardiologi e nefrologi collaborano per affrontare insieme i casi di cronicità complessa. Il progetto pilota è attivo proprio in Puglia, dove il dottore opera.

Le patologie croniche – scompenso cardiaco, insufficienza renale, diabete – sono spesso intrecciate. Il futuro della medicina, ribadisce l’esperto, sarà sempre più preventivo, personalizzato e multidisciplinare. Solo così sarà possibile garantire efficacia delle cure, sostenibilità del sistema sanitario e soprattutto una vita più lunga e sana per i pazienti.


La prevenzione parte oggi

Il messaggio conclusivo è chiaro: prevenire oggi per curare meglio domani. Il controllo del colesterolo LDL è il primo passo, ma non l’unico. Serve un cambio di mentalità: smettere di pensare solo all’“adesso” e guardare al lungo periodo, con responsabilità e conoscenza.


Guarda ora la puntata completa di “L’Esperto Risponde” con il dott. Salvatore Di Staso:


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