Tremori e terapie avanzate: il Lazio investe in innovazione per migliorare l’accesso alle cure
Tremori, terapie avanzate e nuove tecnologie: cosa cambia oggi per i pazienti e perché l’esperienza del Lazio può diventare un modello nazionale
I tremori non sono una singola malattia, ma un insieme di condizioni neurologiche che colpiscono centinaia di migliaia di persone in Italia e che, in molti casi, compromettono in modo significativo la qualità della vita. Oggi, grazie alle terapie avanzate per i tremori, come la stimolazione cerebrale profonda e la tecnologia FUS, è possibile offrire nuove opzioni di cura a pazienti selezionati. L’investimento della Regione Lazio in tecnologie innovative rappresenta un passo concreto per ampliare l’accesso alle cure e costruire percorsi assistenziali più efficaci.
I tremori possono avere origini molto diverse. Esistono forme come il tremore essenziale, che rappresentano una patologia autonoma, ma anche tremori legati a patologie vascolari, cerebellari, a esiti di traumi cranici o come manifestazione della malattia di Parkinson. Questa eterogeneità rende fondamentale una diagnosi accurata e un inquadramento specialistico.
Secondo i dati emersi nel corso dell’incontro ospitato alla Sala Tevere della Regione Lazio, in Italia si stimano tra i 400.000 e i 600.000 pazienti con tremori, oltre ad almeno 270.000 persone con Parkinson e circa 60.000 pazienti con distonia. Una quota significativa di questi pazienti sarebbe potenzialmente candidabile alle terapie avanzate, ma solo una minima percentuale riesce oggi ad accedervi.
Le terapie avanzate rappresentano una svolta importante nel trattamento dei tremori. La stimolazione cerebrale profonda (DBS) prevede il posizionamento di elettrodi in specifici nuclei del cervello per modulare, attraverso impulsi elettrici, i circuiti neuronali alterati. La FUS (Focused Ultrasound Surgery), invece, consente di trattare alcune forme di tremore in modo non invasivo, utilizzando ultrasuoni focalizzati attraverso il cranio.
Come ha spiegato il dottor Riccardo Antonio Ricciuti, direttore dell’Unità complessa di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, queste terapie non sono alternative tra loro, ma complementari, perché ampliano il numero di pazienti che possono beneficiare di un trattamento personalizzato, a patto che siano inserite in percorsi specialistici strutturati.
Un ruolo centrale è stato svolto anche dalle associazioni di pazienti. Health Engine, realtà non profit impegnata nel rafforzamento delle competenze delle associazioni, ha promosso il dialogo tra clinici, pazienti e istituzioni. “Un’associazione da sola porta esperienza, ma senza competenze e capacità di dialogo con l’amministrazione rischia di non essere ascoltata”, ha sottolineato la presidente Teresa Petrangolini.
Il confronto ha coinvolto direttamente la Regione Lazio, chiamata a tradurre l’ascolto in scelte operative. Andrea Urbani, della Direzione Salute regionale, ha evidenziato come l’ascolto delle esigenze dei pazienti sia diventato un elemento strutturale della nuova strategia sanitaria regionale. Da questo confronto è nata la decisione di autorizzare l’acquisto di due macchinari FUS, che saranno installati presso l’Ospedale San Camillo e il Sant’Andrea.
La voce dei pazienti ha completato il quadro. Emanuela Olivieri, presidente dell’Associazione Parkinson Giovanile Roma PS, ha raccontato l’importanza dell’accesso alle terapie di secondo livello, ricordando la propria esperienza diretta con la stimolazione cerebrale profonda come opportunità concreta per preservare autonomia e qualità della vita anche in presenza di una malattia neurodegenerativa.
Guarda il servizio completo su YouTube.com/PianetaSalute per ascoltare le interviste e scoprire tutti i dettagli del progetto.
L’esperienza del Lazio mostra come innovazione tecnologica, organizzazione sanitaria e ascolto dei pazienti possano convergere in un modello più equo ed efficace. La sfida ora è estendere questo approccio, affinché un numero sempre maggiore di persone con tremori possa accedere alle terapie avanzate e a percorsi di cura realmente su misura.
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