Infarto, cosa succede dopo? Terapie, controlli e stile di vita: parla il professor Giuseppe Andò

Infarto, cosa succede dopo? Terapie, controlli e stile di vita: parla il professor Giuseppe Andò

Aderenza terapeutica, prevenzione cardiovascolare e follow-up personalizzato: i consigli di uno dei massimi esperti italiani per vivere meglio dopo un evento cardiaco.


Cosa accade dopo un infarto? Quanto dura la terapia? Gli esami vanno ripetuti per tutta la vita? E lo stile di vita può davvero fare la differenza? Sono domande comuni, che molti pazienti si pongono dopo un evento cardiovascolare importante. A rispondere, con chiarezza e competenza, è il professor Giuseppe Andò, cardiologo interventista e docente all’Università di Messina, ospite del format L’Esperto Risponde su Pianeta Salute TV.

Di seguito, i principali punti emersi durante l’intervista, che potete guardare integralmente nel video in fondo all’articolo.


Costanza nella terapia: un investimento per la vita

La costanza nella terapia post-infarto non è solo una raccomandazione: è il fondamento della prevenzione secondaria. Come spiega il prof. Andò, una corretta aderenza terapeutica e uno stile di vita sano possono fare la differenza tra una ricaduta e una vita lunga e stabile.

“Pensare che il nostro DNA sia un destino immutabile è un errore. Intervenendo su alimentazione, attività fisica e abitudini quotidiane, possiamo modulare molti fattori di rischio cardiovascolare”, afferma l’esperto.


Attenzione ai fattori di rischio: si possono (e si devono) correggere

Pressione alta, diabete, colesterolo alto: questi sono i principali nemici del cuore, ma sono anche i fattori di rischio modificabili su cui la medicina può intervenire.

L’importante, però, è non agire da soli. “Serve un percorso condiviso con il medico, per calibrare la terapia, monitorare gli esami e personalizzare i controlli in base al profilo del paziente”, ricorda Andò.


Politerapie e abbandono dei farmaci: un rischio concreto

Molti pazienti, nel tempo, tendono ad abbandonare parte delle cure. Talvolta perché si sentono meglio, altre volte per la difficoltà nel gestire più farmaci insieme. È un errore potenzialmente grave.

“È compito del medico semplificare la terapia, ridurre le interazioni farmacologiche e migliorare l’aderenza, anche attraverso combinazioni predefinite di farmaci. Ma il paziente deve comprendere che la continuità è ciò che protegge la sua salute nel lungo periodo”.


Il primo anno dopo l’infarto: una fase cruciale

Tra i messaggi più forti dell’intervista c’è l’importanza del primo anno post-infarto. È un periodo di “sorveglianza intensiva”, in cui eventuali complicanze o errori nella gestione terapeutica possono manifestarsi. È anche il momento in cui si avvia un percorso di riabilitazione cardiovascolare e si raggiungono i target di pressione, colesterolo e glicemia.

“Dopo i primi cinque anni, se tutto va bene, l’infarto può essere considerato parte del passato. Ma nei primi 12 mesi, serve un’attenzione altissima”, sottolinea Andò.


Gli esami da fare regolarmente

Per mantenere il cuore in salute, il professor Andò consiglia un check-up regolare, che includa:

  • Esami del sangue (glicemia, emoglobina glicata, profilo lipidico, funzionalità epatica e renale)
  • Visita cardiologica
  • Elettrocardiogramma
  • Ecocardiogramma (valutato caso per caso)

Questi esami permettono di monitorare l’efficacia della terapia e identificare tempestivamente eventuali effetti collaterali.


Il consiglio dell’esperto

Il messaggio finale è chiaro: prevenire è possibile. E dopo un infarto si può tornare a vivere bene, a patto di seguire la terapia, affidarsi al proprio specialista e adottare abitudini sane.

Guarda l’intervista completa con il prof. Giuseppe Andò nel video qui sotto e scopri tutti i dettagli per proteggere davvero il tuo cuore.

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