MIASTENIA GRAVIS GENERALIZZATA: UPLIZNA® (INEBILIZUMAB) MIGLIORA LE FUNZIONALITÀ QUOTIDIANE DEI PAZIENTI PREVEDENDO LA RIDUZIONE GRADUALE DI CORTICOSTEROIDI

MIASTENIA GRAVIS GENERALIZZATA: UPLIZNA® (INEBILIZUMAB) MIGLIORA LE FUNZIONALITÀ QUOTIDIANE DEI PAZIENTI PREVEDENDO LA RIDUZIONE GRADUALE DI CORTICOSTEROIDI

Amgen ha presentato i risultati dello studio di fase 3 MINT per inebilizumab nella miastenia gravis generalizzata (gMG), malattia autoimmune cronica e rara

I dati dimostrano l’efficacia di inebilizumab, nei pazienti positivi agli autoanticorpi contro il recettore dell’acetilcolina (AChR+) o contro la chinasi muscolo-specifica (MuSK+), nella riduzione della disabilità, maggior controllo del decorso della malattia e migliore qualità della vita dei pazienti

MINT è il primo e unico studio clinico controllato con placebo realizzato su una terapia biologica mirata al CD19 dei linfociti B e che ha previsto la riduzione graduale dell’uso di corticosteroidi

Colpisce la giunzione neuromuscolare, il punto di contatto tra nervi e muscoli. Può insorgere all’improvviso, a qualsiasi età, con una maggiore prevalenza nelle donne tra i 20 e i 30 anni e negli uomini over 50. Si manifesta soprattutto con una faticabilità muscolare debilitante, quindi debolezza muscolare per sforzi anche minimi, e può culminare in crisi potenzialmente letali che richiedono ospedalizzazione e trattamento immediato. È la miastenia gravis, malattia autoimmune rara e cronica mediata da autoanticorpi specifici, che in Italia colpisce 15-20.000 persone.1 Tra queste circa l’85% soffre della forma generalizzata (gMG).2-3

La crescita, in tutto il mondo, di prevalenza e incidenza di questa patologia acuisce la necessità di opzioni terapeutiche mirate e una buona notizia in questo senso è arrivata dal Congresso AANEM (American Association of Neuromuscolar & Electrodiagnosis), dove Amgen ha presentato i dati dello studio di Fase 3 MINT, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, che ha valutato efficacia e sicurezza di inebilizumab nei pazienti adulti affetti da miastenia gravis generalizzata (gMG) positivi agli autoanticorpi contro il recettore dell’acetilcolina (AChR+) o contro la chinasi muscolo-specifica (MUSK+).

Lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario, ovvero dimostrare l’efficacia di inebilizumab nel migliorare le funzioni quotidiane dei pazienti valutate con il Myasthenia Gravis Activities of Daily Living (MG–ADL). Alla settimana 26, inebilizumab ha dimostrato un cambiamento clinicamente significativo rispetto al basale nel punteggio MG–ADL, che misura l’impatto della malattia su attività quotidiane come respirare, parlare e deglutire. Nei pazienti trattati con inebilizumab il punteggio è diminuito di 4,2 punti, rispetto ad una diminuzione di 2,2 punti nei pazienti trattati con placebo. La differenza di 1,9 punti tra i due gruppi è stata significativa dal punto di vista statistico, confermando l’efficacia di inebilizumab nel migliorare la qualità della vita dei pazienti.

MINT è il primo e unico studio di Fase 3 su terapia biologica che ha previsto una riduzione dei corticosteroidi: l’utilizzo di inebilizumab ha permesso ai pazienti, che all’arruolamento assumevano corticosteroidi, di diminuire gradualmente la dose di prednisone fino a 5 milligrammi al giorno a partire dalla 4a settimana fino alla settimana 24. Quest’ultimo è un elemento fondamentale per i pazienti, poiché l’uso prolungato di steroidi ad alte dosi contribuisce in modo significativo al carico complessivo della malattia.

«Le terapie attuali, come gli steroidi ad alto dosaggio, possono avere effetti collaterali significativi che a lungo termine compromettono la qualità della vita dei pazienti, per questo è necessario offrire trattamenti mirati che possano modificare il decorso della malattia», dichiara il Dr. Raffaele Iorio, Dipartimento Neuroscienze, Università Cattolica del Sacro Cuore IRCCS Policlinico ‘A. Gemelli’ Di Roma. «I dati emersi dallo studio MINT vanno in questa direzione e sono estremamente promettenti. Inebilizumab, anticorpo monoclonale specifico per la molecola CD19 espressa dai linfociti B, ha dimostrato una significativa efficacia nel ridurre la disabilità associata alla miastenia gravis generalizzata. Questo non solo sottolinea l’importanza dei linfociti B come bersaglio terapeutico nella gestione della patologia, ma apre la strada a nuove terapie mirate che promettono un miglior controllo della malattia rispetto ai trattamenti convenzionali, offrendo ai pazienti una speranza concreta di maggiore efficacia e potenzialmente una migliore qualità della vita».

Lo studio MINT ha raggiunto anche gli endpoint secondari chiave. Inebilizumab ha mostrato un cambiamento statisticamente significativo e clinicamente rilevante alla settimana 26 rispetto al placebo secondo la scala MG-ADL sia nel sottotipo AChR+ che MuSK+.

Inoltre, i risultati complessivi sulla sicurezza durante il periodo dello studio controllato con placebo si sono dimostrati coerenti con il profilo di sicurezza noto di inebilizumab.

La miastenia gravis ha un riflesso significativo sulla qualità di vita dei pazienti e, nonostante i recenti progressi diagnostici e terapeutici, esistono ancora urgenze insoddisfatte.

«Tra le più rilevanti c’è la necessità di arrivare a una diagnosi tempestiva», spiega il Dr. Raffaele Iorio. «La gMG è diagnosticata per lo più in ritardo con conseguente inizio tardivo del trattamento, mentre la qualità della vita spesso viene compromessa a causa dell’impiego di farmaci steroidei. Da qui la necessità di trattamenti mirati che possano incidere sul decorso della malattia, soprattutto per le forme refrattarie ai trattamenti convenzionali. Inoltre serve un approccio integrato che faccia leva su protocolli di diagnosi precoce, maggiore comunicazione tra medici di medicina generale e specialisti, gestione multidisciplinare del paziente, che includa oltre al trattamento farmacologico anche il supporto psicologico e la consulenza nustrizionistica».

MINT, che ha coinvolto anche centri italiani, è il più ampio studio clinico controllato con placebo per la gMG relativo a una terapia biologica (238 adulti). Ha, difatti, arruolato il maggior numero di pazienti (48 adulti) positivi ad autoanticorpi diretti contro la chinasi muscolo-specifica (MuSK+). Lo studio ha inoltre incluso anche 190 adulti positivi agli autoanticorpi contro il recettore dell’acetilcolina (AChR+).

I dati dello studio MINT rafforzano l’evidenza dell’efficacia di questo farmaco nelle malattie autoimmuni gravi e consolidano la leadership di Amgen nello studio dei linfociti B.

Inebilizumab è attualmente approvato per il trattamento del disturbo dello spettro della neuromielite ottica (NMOSD) nei pazienti adulti positivi agli anticorpi anti-acquaporina-4 (AQP4) negli Stati Uniti, Unione Europea, Brasile e Canada. Recentemente, inebilizumab ha anche ricevuto la designazione di Breakthrough Therapy per la malattia correlata all’IgG4 da parte della FDA, a seguito dei risultati della Fase 3 annunciati a giugno.

Informazioni sullo studio MINT

MINT è uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli (NCT04524273) che valuta l’efficacia e la sicurezza di inebilizumab negli adulti con gMG. Lo studio ha arruolato 238 adulti con gMG, inclusi 190 pazienti positivi agli autoanticorpi contro il recettore dell’acetilcolina (AChR+) e 48 pazienti positivi agli autoanticorpi contro la chinasi muscolo-specifica (MuSK+).

I criteri di eleggibilità per lo screening e la randomizzazione includevano una classificazione della Miastenia Gravis Foundation of America (MGFA) di malattia di grado II, III o IV, un punteggio MG-ADL tra 6 e 10 con oltre il 50% di questo punteggio attribuito a voci non oculari, o un punteggio MG-ADL di almeno 11, un punteggio QMG di almeno 11 e l’uso di un corticosteroide e/o immunosoppressore non steroideo.

L’endpoint primario era la variazione rispetto al basale nel punteggio MG-ADL nella settimana numero 26 nella popolazione combinata. Gli endpoint secondari chiave includevano la variazione rispetto al basale nei punteggi QMG nella popolazione dello studio combinata; variazione rispetto al basale nel punteggio MG-ADL nella ventiseiesima settimana per il campione AChR+ e separatamente per il campione MuSK+; e variazione rispetto al basale nel punteggio QMG nella ventiseiesima settimana per il campione AChR+ e separatamente per il gruppo MuSK+.

I pazienti che hanno iniziato lo studio assumendo corticosteroidi sono stati ridotti gradualmente fino a una dose di 5 mg di prednisone al giorno, a partire dalla quarta settimana fino alla ventiquattresima. Lo studio MINT include anche un periodo opzionale di trattamento in aperto di tre anni.

Informazioni sulla Miastenia Gravis Generalizzata (gMG)

La miastenia gravis generalizzata (gMG) è un raro disturbo autoimmune cronico mediato dai linfociti B che compromette la comunicazione neuromuscolare e può causare faticabilità con debolezza muscolare, difficoltà respiratorie, difficoltà a deglutire e alterazioni della parola e della vista a seconda dei distretti muscolari coinvolti.2-4

Circa l’85% dei pazienti con miastenia gravis ha la forma generalizzata, o gMG. 2-3

La miastenia gravis si manifesta a seguito della produzione di autoanticorpi, indotta dai linfociti B, che attaccano i recettori nicotinici per l’acetilcolina (AChR+), il principale mediatore chimico che serve a trasmettere gli impulsi nervosi ai muscoli; quando questi recettori vengono bloccati dagli autoanticorpi i muscoli non ricevono più gli stimoli per contrarsi adeguatamente.

I linfociti B hanno un ruolo centrale nella patogenesi della gMG, particolarmente cruciale l’attività dei plasmablasti CD19+ e delle plasmacellule che producono gli autoanticorpi patogenetici. 4-5

La prevalenza e l’incidenza della gMG sono in aumento in tutto il mondo.3 Circa l’85% dei pazienti con miastenia gravis presenta anticorpi rilevabili contro acetilcolina (AChR) e circa il 7% presenta anticorpi rilevabili contro MuSK (chinasi muscolo-specifica).6 A livello globale, si stimano tra 2 e 36 casi ogni 100.000 persone.7 La malattia si manifesta più frequentemente nelle giovani donne (di età compresa tra 20 e 30 anni) e negli uomini over 50. 3-7

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Referenze

Antonini, Giovanni et al. Journal of the Neurological Sciences, Volume 429, 118340

Lazaridis K., & Tzartos, S. J. (2020). Autoantibody Specificities in Myasthenia Gravis; Implications for Improved Diagnostics and Therapeutics. Frontiers in Immunology, 11:212.

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Yi, J. S., Guptill, J. T., Stathopoulos, P., Nowak, R. J., & O’Connor, K. C. (2018). B cells in the pathophysiology of myasthenia gravis. Muscle Nerve, 57(2):172-184.

Stathopoulos P., Kumar, A., Nowak, R. J., & O’Connor, K. C. (2017). Autoantibody-producing plasmablasts after B cell depletion identified in muscle-specific kinase myasthenia gravis. JCI Insight, 2(17):e94263.

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Bubuioc, A. M., Kudebayeva, A., Turuspekova, S., Lisnic, V., & Leone, M. A. (2021). The epidemiology of myasthenia gravis. Journal of Medicine and Life, 14(1):7-16.