World Cities Day: firmato il Manifesto sulla salute delle città bene comune 2025

World Cities Day: firmato il Manifesto sulla salute delle città bene comune 2025

Si celebra oggi, in coincidenza con il World Cities Day, la Giornata nazionale di sensibilizzazione sulla salute nelle città come bene comune promossa da Health City Institute insieme ad altre numerose organizzazioni. Presentata e firmata oggi presso la sede di Anci l’edizione aggiornata del Manifesto: obiettivo affermare la centralità della salute nella vita urbana e orientare le politiche delle città verso il benessere delle persone e delle comunità

La salute non come mera questione sanitaria, ma come bene comune, risultato dell’interazione tra ambiente, società, economia e cultura. È questo il contenuto fondamentale del “Manifesto sulla salute nelle città bene comune”, presentato oggi nella sua versione aggiornata 2025 e firmato da numerose organizzazioni, presso la sede di Anci, in occasione del World Cities Day, che si celebra il 31 ottobre,  e della Giornata nazionale di sensibilizzazione sulla salute nelle città come bene comune, promossa da Health City Institute, in collaborazione con CITIES+, Federsanità, FIASO, la Rete delle città sane dell’OMS, Science for Cities, Italian Wellness Alliance, Planetary Health Inner Circle, l’Osservatorio sulla salute bene comune, Fondazione SportCity, la Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, Cittadinanzattiva, Fondazione Longevitas, Science for Cities, l’Osservatorio permanente sullo sport, l’Istituto per la competitività. L’iniziativa ha l’obiettivo di promuovere un approccio integrato tra urbanistica, innovazione, salute pubblica e benessere fisico e mentale, sottolineando come le città possano (e debbano) essere spazi in cui il wellness e l’attività motoria siano accessibili a tutti. Creare ambienti urbani che incentivino il movimento, lo sport e stili di vita sani è fondamentale per migliorare la qualità della vita nelle aree urbane.

«Il Manifesto sulla Salute nelle Città è stato realizzato, nella sua prima edizione, nel 2016, come frutto di un lavoro collettivo tra istituzioni, comunità scientifica, amministrazioni locali e società civile, con l’obiettivo di affermare la centralità della salute nella vita urbana e di orientare le politiche delle città verso il benessere delle persone e delle comunità. – dichiara Federico Serra, Presidente di Health City Institute – Fin dalla sua prima edizione, il Manifesto ha rappresentato un punto di svolta culturale e politico, introducendo un approccio innovativo. Ha contribuito a diffondere a livello nazionale e internazionale il concetto di Urban Health, inteso come la disciplina e la pratica che studiano come le condizioni urbane influenzano la salute e, allo stesso tempo, come le politiche per la salute possano trasformare le città rendendole più inclusive, resilienti e sostenibili».

Tra i principali risultati che il Manifesto ha ispirato vi è la nascita della figura dell’Health City Manager, professionista dedicato alla governance integrata della salute nelle città, oggi riconosciuto come better practice a livello internazionale. In Italia, questa figura ha trovato un percorso formativo stabile grazie alla sinergia tra Governo, ANCI e Health City Institute, consolidandosi come punto di riferimento per le amministrazioni locali e per le reti territoriali. Negli anni, il Manifesto è stato progressivamente arricchito da nuove priorità e azioni: la promozione dello sport e la nascita del concetto di SportCity, la valorizzazione delle reti di prossimità, l’attenzione alla salute mentale e alle fragilità psicologiche, l’impulso alla digitalizzazione e all’uso etico dell’intelligenza artificiale, fino all’istituzione di Osservatori permanenti sulla salute nelle città e alla creazione di network delle città e della comunità scientifica. Queste integrazioni hanno confermato la sua natura di documento dinamico, capace di adattarsi alle trasformazioni sociali e urbane.

Il valore del Manifesto è andato oltre i confini nazionali, ispirando importanti documenti internazionali, presentati in sedi come il G7 del 2017 e il G20 del 2022, e contribuendo direttamente alla redazione del Parere su “Salute nelle città: bene comune” del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, rafforzando la sua autorevolezza anche in ambito comunitario. Oggi il Manifesto è riconosciuto come piattaforma di convergenza per istituzioni, amministrazioni, università, società scientifiche, reti sociali e cittadini. La sua visione ribadisce che la salute nelle città è un bene comune e che il suo perseguimento richiede la collaborazione di tutti gli attori coinvolti, non solo dei sistemi sanitari. Adottare il Manifesto significa assumere un impegno politico, culturale e sociale: costruire città inclusive, resilienti e sostenibili, dove la salute diventa il fondamento della democrazia, della giustizia sociale e di un futuro equo per le nuove generazioni.

«La promozione della salute e dei corretti stili di vita in ambito urbano è un obiettivo centrale oggi per Sindaci e Amministrazioni locali: abbiamo la responsabilità di creare città più sane e sostenibili, in sintonia con l’intero ecosistema umano, animale e naturale», dichiara l’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità della vita nelle città e Vicepresidente Anci – È necessario lavorare tutti insieme, con un approccio multidisciplinare e interistituzionale che sappia rafforzare tale consapevolezza nella collettività, e va in questa direzione la proposta di legge che ho presentato per l’istituzione, il 2 luglio di ogni anno, della Giornata Nazionale per la Salute e il Benessere nelle Città. Sono fiducioso che il Parlamento saprà riconoscere l’alto valore istituzionale di questa iniziativa e possa contribuire al suo massimo riconoscimento».

«Rendere le città italiane delle Health City, attraverso una rigenerazione urbana che consideri la salute come fattore di crescita e coesione, rappresenta un obiettivo cruciale nel contesto contemporaneo – dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Segretario VII Commissione del Senato – A tal fine dobbiamo far sì che le città siano promotrici della salute, amministrate da politiche chiare per tutelarla e migliorarla e occorre sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno, promuovere una politica urbana che sia una forma di medicina preventiva, spezzando il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione».

«Lo sport e l’attività fisica hanno un ruolo fondamentale nella sfida alle criticità dell’urbanizzazione – dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Vicepresidente della X Commissione del Senato, «Il lavoro del nostro intergruppo è fortemente impegnato in questa direzione e io stessa ho presentato un disegno di legge, l’Atto del Senato n.135 della XIX Legislatura del 13 ottobre 2022 su “Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”, per dare la possibilità a pediatri, medici di medicina generale e specialisti di inserirlo in ricetta medica, e consentire alle famiglie di usufruire delle detrazioni fiscali. Occorre portare avanti un lavoro comune che promuova lo sport in quanto “farmaco” senza controindicazioni, che fa bene a tutte le età».

«Oltre 3 miliardi di persone oggi vivono in città metropolitane e megalopoli. Nel 2007, la popolazione mondiale che vive nelle città ha superato per la prima volta nella storia il 50 per cento, e sarà il 70 per cento nel 2050 in base alle stime della WHO – dichiara Andrea Lenzi, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e Direttore della Cattedra UNESCO sull’Urban Health, Università La Sapienza di Roma – È un fenomeno sociale inarrestabile e una tendenza irreversibile che va amministrata e studiata sotto innumerevoli punti di vista quali l’assetto urbanistico, i trasporti, il contesto industriale e occupazionale e soprattutto la salute. Le amministrazioni dovranno guardare alla sempre maggiore urbanizzazione in termini nuovi, comprendendo, per esempio, che il carico di disabilità che le malattie croniche si portano con sé, come naturale fardello, inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle città».

«Penso che sia il momento perché tutti prendiamo consapevolezza che la salute è un bene comune di tutti – dichiara Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente dell’Osservatorio sulla salute bene comune dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Si avverte l’urgenza di un movimento culturale e sanitario che consideri la salute un diritto e un dovere collettivo. La fragilità umana richiede una dimensione di cura reciproca, un patrimonio comune indispensabile per il benessere sociale».

«Il crescente divario nell’accesso alle cure e le disuguaglianze socioeconomiche stanno mettendo a dura prova la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale – dichiara Walter Ricciardi, Chair Cancer Mission Board European Commission, Direttore dell’Osservatorio sulla salute bene comune dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Definire la salute come un bene comune significa riconoscerla come parte integrante della dignità umana, un pilastro della giustizia sociale e un investimento nel futuro delle nostre comunità».

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