Medici e soddisfazione professionale: L’80% DEI PROFESSIONISTI ITALIANI SODDISFATTO DEL PROPRIO RUOLO

Medici e soddisfazione professionale: L’80% DEI PROFESSIONISTI ITALIANI SODDISFATTO DEL PROPRIO RUOLO

Univadis Medscape ha realizzato un’indagine sulle fonti di guadagno integrative per i medici italiani: tra queste consulenze mediche private (32%), interventi a conferenze e meeting (20%), perizie in ambito legale (19%), svolgimento di guardie mediche e notturne (16%, con una netta prevalenza tra gli under 45); solo il 5% si dedica alla divulgazione scientifica.

A differenza dei colleghi europei, la classe medica italiana rimane legata alla professione sanitaria anche quando si tratta di occupazioni extra

I medici italiani sono soddisfatti del proprio lavoro o sentono la necessità di dedicarsi ad altre attività – di diversa natura e in diversi settori – anche (e soprattutto) per integrare i propri guadagni?

Sono domande che trovano alcune risposte nell’ultima indagine condotta da Univadis Medscape Italia – il portale di informazione per i professionisti della salute con notizie, strumenti, aggiornamenti e formazione continua per la classe medica – dedicata alle fonti di guadagno integrative dei nostri connazionali medici, ma che ha portato alla luce anche interessanti risvolti sul vissuto e il comportamento dei professionisti sanitari.

Dall’indagine condotta online, su un campione di 2.470 medici, è emerso che l’80% degli intervistati si sente soddisfatto del proprio ruolo primario di medico ed è felice della propria scelta lavorativa. Il restante 20% – in larghissima maggioranza composta da uomini (363 vs 140 donne) con età superiore ai 45 anni – ha invece sentito l’esigenza di trovare attività professionali collaterali per integrare lo stipendio o per dare seguito a una propria passione. Il numero relativamente scarso di donne che hanno scelto di rispondere sull’argomento fa ipotizzare che abbiano meno opportunità e meno tempo dei colleghi uomini.

“L’indagine condotta da Medscape porta alla luce un generale apprezzamento dei medici per la propria attività quotidiana. Fare il medico rimane infatti un lavoro di grande soddisfazione: il 46% del campione ritiene di avere lo stesso grado di soddisfazione (e il 20% meno soddisfazione) dal lavoro aggiuntivo se confrontato con il lavoro principale” – commenta Daniela Ovadia, Coordinatore Editoriale Univadis Medscape Italia e autrice del report. “I dati però ci dicono anche che attività lavorative aggiuntive possono portare dei benefici e non solo di tipo economico: secondo il 71% del campione, aggiungere altri impegni ha aiutato nel proprio lavoro di medico, un valore aggiunto che deriva probabilmente da conoscenze ed esperienze vissute in contesti diversi da quello abituale, ma comunque in settori affini a quello sanitario”.

Le principali attività integrative svolte dai medici

I lavori secondari maggiormente esercitati restano infatti in campo medico, e tra questi ci sono: consulenze mediche private (32%), interventi a conferenze e meeting (20%), perizia in ambito legale (19%), svolgimento di guardie mediche e notturne (16%, con una netta prevalenza tra gli under 45). Tra i più giovani compare, come è prevedibile dato il periodo, il ruolo di medico vaccinatore o prelevatore per i test Covid-19, mentre solo il 5% si dedica alla divulgazione scientifica. Bassa invece la percentuale di coloro che lavorano come psicoterapeuti, consulenti per i media o nel mondo delle start-up e delle tecnologie mediche (2-3%).

Le attività integrative occupano nell’insieme un tempo molto ridotto se paragonato al tempo dedicato alla professione medica principale: chi svolge attività a tempo pieno dedica alla pratica clinica circa 144 ore al mese, mentre il numero di ore mensili dedicate ad attività collaterali è in media di 27 ore.

Lo scopo principale del lavoro aggiuntivo è quello di guadagnare di più (39%), ma per il 25% del campione è anche un modo per poter sviluppare o utilizzare al meglio le proprie competenze sommando lavori diversi; il 13% infine ha dichiarato di svolgere un secondo lavoro per hobby, passione o divertimento. Uscendo dal settore sanitario, infatti, i medici ottengono guadagni integrativi anche da attività quali l’insegnamento (7%), il canto o la cucina, l’allevamento e l’addestramento di animali (con l’1% ciascuno di risposte).

Lo scenario italiano e il contesto internazionale

Al di là della soddisfazione per la propria professione, i medici italiani sono meno portati a svolgere lavori collaterali rispetto ai propri colleghi in altri Paesi del mondo, anche a causa di ragioni che riguardano il quadro normativo e regolatorio delle professioni sanitarie in Italia. In Europa, la percentuale di medici che svolge attività integrative sono notevolmente più alte: nel Regno Unito è il 70%, in Germania il 42%, in Francia il 25%, e in Spagna il 24%.

Queste differenze rispetto agli altri Paesi si spiegano tenendo in considerazione i diversi meccanismi di regolazione delle professioni mediche. La maggior parte dei medici in Italia lavora per il Sistema Sanitario Nazionale e ci sono specifiche regole atte a limitare i lavori aggiuntivi per coloro che sono pagati dallo Stato” – spiega Daniela Ovadia. – “Anche attività come i consulti privati sono regolamentati per chi è dipendente del SSN e la maggior parte dei medici ha un numero limitato di ore a disposizione per condurre per la propria attività privata. Non da ultimo, l’introduzione del cosiddetto ‘Sunshine Act’ ha regolamentato in modo più stringente rispetto al passato le attività di consulenza per le aziende farmaceutiche, obbligando i medici a renderle trasparenti”.

Per maggiori informazioni sul Report Univadis Medscape: http://www.medscape.com/it-guadagn-integrativi-2022