Approcci terapeutici sempre più specifici per il mieloma multiplo recidivato e refrattario: un nuovo anticorpo bispecifico offre prospettive promettenti per i pazienti fortemente pre-trattati

Con la pubblicazione della determina AIFA (GU Serie Generale n.114 del 19 maggio 2025), elranatamab (nome commerciale ELREXFIO®*) è ufficialmente disponibile in Italia in regime di rimborsabilità. Il farmaco è indicato in monoterapia per il trattamento dei pazienti adulti affetti da mieloma multiplo recidivato e refrattario, che abbiano ricevuto almeno tre terapie precedenti, tra cui un agente immunomodulante, un inibitore del proteasoma e un anticorpo anti-CD38, e abbiano dimostrato progressione della malattia con l’ultima terapia.
Il mieloma multiplo (MM) è una neoplasia ematologica complessa, caratterizzata da una proliferazione incontrollata di plasmacellule nel midollo osseo, che compromette progressivamente la funzionalità immunitaria del paziente. L’attuale paradigma terapeutico si fonda su tre classi principali di farmaci: agenti immunomodulanti (IMiDs), inibitori del proteasoma (PIs) e anticorpi monoclonali anti-CD38. Sebbene queste terapie abbiano rivoluzionato la gestione del MM, molti pazienti sviluppano nel tempo recidive o diventano refrattari a tutte e tre le classi.
L’introduzione precoce di combinazioni terapeutiche sempre più efficaci ha anticipato l’insorgenza dello status di “tripla esposizione”, ovvero l’esaurimento di queste tre classi terapeutiche fondamentali, già nelle prime linee di trattamento. Questo fenomeno, se da un lato ha migliorato le risposte iniziali, dall’altro ha generato una nuova sfida clinica: il paziente triplo esposto, che rappresenta oggi un importante unmet medical need.
Questi pazienti, infatti, vanno incontro a remissioni di breve durata seguite da rapide ricadute, con opzioni terapeutiche sempre più limitate. Tuttavia, la ricerca scientifica continua a progredire, aprendo nuove prospettive. Tra le innovazioni più promettenti si collocano gli anticorpi bispecifici, ovvero una nuova classe di immunoterapie in grado di colpire simultaneamente due bersagli riattivando il sistema immunitario e colpendo selettivamente le cellule neoplastiche.
Nello specifico Elranatamab è un anticorpo monoclonale bispecifico umanizzato che lega simultaneamente l’antigene di maturazione delle cellule B (BCMA), sulle cellule del MM, e il CD3 sulle cellule T, ovvero le cellule del nostro sistema immunitario specializzate nel killing delle cellule neoplastiche. Il BCMA rappresenta un target ottimale per diversi motivi: è assolutamente selettivo per le plasmacellule, la sua espressione è fortemente aumentata sulle plasmacellule neoplastiche rispetto a quelle normali e svolge una funzione chiave per la sopravvivenza e la progressione della malattia. Attivando le cellule T, elranatamab promuove pertanto la lisi delle plasmacellule tumorali che esprimono BCMA2 costituendo quella che può essere definita una vera e propria sinapsi immunologica. Questo meccanismo d’azione potente e mirato e la natura off-the-shelf di elranatamab permettono di superare alcune delle limitazioni legate ad approcci immunoterapici più complessi, offrendo una soluzione innovativa per pazienti che hanno esaurito molte delle opzioni terapeutiche disponibili.
«Grazie a meccanismi d’azione innovativi come quello di elranatamab, oggi possiamo osservare risposte clinicamente rilevanti anche in pazienti con mieloma multiplo triplo-refrattario, per i quali le alternative terapeutiche erano finora molto limitate – afferma la Prof.ssa Elena Zamagni, Professore associato di Ematologia, IRCCS AOU S. Orsola-Malpighi di Bologna –. I dati dello studio MagnetisMM-3 indicano un controllo della malattia in una percentuale significativa di pazienti, con la possibilità di gestione in regime ambulatoriale fin dalle prime fasi, un aspetto che può incidere positivamente sull’organizzazione dei trattamenti e sulla qualità di vita».
La rimborsabilità del trattamento in Italia si basa sui risultati dello studio registrativo MagnetisMM-3 (NCT04649359), un trial multicentrico, open-label, di fase 2, che ha valutato l’efficacia e la sicurezza di elranatamab in pazienti con mieloma multiplo recidivato e refrattario, sottoposti ad almeno tre terapie precedenti. I dati aggiornati a 33,9 mesi di follow-up hanno mostrato un tasso di risposta globale (ORR) del 61% e una durata mediana della risposta (DoR) ancora non raggiunta ottenendo ad oggi la duratura di risposta più lunga nel MM all’interno di questa classe di farmaci, in una popolazione altamente pretrattata e con prognosi sfavorevole. 3 (Prince H. M. et al., 2024).
Questi dati sono particolarmente significativi se confrontati con i trattamenti standard, che spesso utilizzano farmaci già impiegati e producono risposte limitate di circa 4 mesi.
L’introduzione di elranatamab nella pratica clinica segna un’evoluzione significativa non solo sul piano terapeutico, ma anche sotto il profilo organizzativo. Questo anticorpo bispecifico, somministrato per via sottocutanea, è progettato per ottimizzare l’efficacia clinica riducendo al contempo il carico assistenziale.
Una delle sue caratteristiche più rilevanti è la flessibilità del regime posologico: dopo una fase iniziale di somministrazione settimanale, tutti i pazienti che raggiungono una risposta clinica possono passare a una somministrazione bisettimanale dopo sole 24 settimane, e successivamente, in caso di risposta persistente, a una somministrazione mensile dalla 49ª settimana. Questo approccio graduale consente di mantenere il controllo della malattia riducendo la frequenza delle visite ospedaliere.
Dal punto di vista del paziente, ciò si traduce in un miglioramento della qualità di vita, grazie a una minore interferenza del trattamento nella quotidianità. Per i centri ematologici, invece, rappresenta un’opportunità concreta per ottimizzare le risorse, riducendo la pressione sulle agende ambulatoriali e migliorando la sostenibilità dei percorsi terapeutici.
In sintesi, elranatamab si configura come una soluzione innovativa che coniuga efficacia clinica, tollerabilità e sostenibilità organizzativa, rispondendo in modo concreto alle esigenze di pazienti e professionisti.
«Oggi i bispecifici rappresentano una delle più promettenti frontiere dell’immunoterapia nel mieloma multiplo: consentono un’attivazione mirata delle cellule T contro le cellule tumorali e mostrano risultati incoraggianti anche nei pazienti con malattia refrattaria a più trattamenti – afferma il Prof. Benedetto Bruno, Direttore Ematologia Universitaria, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino – Presidio Molinette Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute-Università di Torino –. Ma la vera sfida è ora rendere queste innovazioni accessibili nella pratica quotidiana, attraverso una presa in carico strutturata e compatibile con l’organizzazione dei centri ematologici italiani, anche nel modello hub & spoke».
«I pazienti affetti da mieloma multiplo recidivato e refrattario dopo tripla esposizione terapeutica rappresentano una delle popolazioni clinicamente più difficili da trattare, con un alto bisogno terapeutico insoddisfatto ed un’aspettativa di vita di circa 1 anno – dichiara la Prof.ssa Maria Teresa Petrucci, Dirigente medico di Ematologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Policlinico Umberto I di Roma –. In questo contesto, l’introduzione di un nuovo anticorpo bispecifico come elranatamab rappresenta un passo importante anche per il clinico, che può contare su un’opzione molto efficace e più gestibile. Ma per offrire davvero una risposta completa, è indispensabile un approccio multidisciplinare che accompagni il paziente lungo tutto il percorso».
L’impegno di AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma) si affianca a quello della comunità scientifica per rafforzare la presa in carico globale della persona con mieloma multiplo. Rosalba Barbieri, Vicepresidente AIL, sottolinea:
«Ricevere una diagnosi di mieloma multiplo è un evento traumatico, che travolge il paziente e la sua famiglia. In una patologia fatta di fasi, con recidive via via più invalidanti, è fondamentale prendersi cura della persona nel suo insieme. Per questo, AIL è impegnata nel rafforzare un approccio multidisciplinare che includa anche il supporto psicologico e la consulenza nutrizionale, offrendo assistenza qualificata in ogni fase del percorso di cura. Solo così possiamo restituire dignità, umanità e speranza alla cura».
L’impegno di Pfizer nell’onco-ematologia si traduce nello sviluppo e nell’accesso a terapie innovative capaci di rispondere ai bisogni clinici ancora irrisolti, con particolare attenzione alla sostenibilità della cura e al supporto concreto per i professionisti sanitari.
«In oncoematologia, innovare significa sì sviluppare soluzioni terapeutiche sempre più mirate, ma anche garantire che queste possano essere realmente accessibili e sostenibili per tutti i pazienti, indipendentemente dal contesto in cui vivono – afferma Barbara Capaccetti, Direttore Medico di Pfizer in Italia.