A Milano Presenti Accessibili il primo evento internazionale su arti performative e disabilità sul palco e in platea
Oriente Occidente, Ministero della Cultura e Regione Lombardia al lavoro per rendere la cultura più accessibile
Un evento unico in Italia, il primo del suo genere, che porta alla ribalta una istanza culturale, politica e civile: l’accessibilità del mondo della cultura e dell’arte alle persone con disabilità, sia come artisti, sia come pubblico.
Oriente Occidente, Ministero della Cultura e Regione Lombardia, in collaborazione con Al.Di.Qua. Artists, organizzano il primo evento internazionale Presenti Accessibili. Laboratori, incontri, spettacoli su arti performative e disabilità che si svolgerà a Milano negli spazi di Fabbrica del Vapore, a Palazzo Lombardia e al Teatro Carcano, dal 27 al 29 aprile.
Tra il 2018 e il 2023 Oriente Occidente è partner italiano del progetto co-finanziato dall’Unione europea EBA – Europe Beyond Access – il più grande programma al mondo su arti e disabilità – insieme ad altre importanti istituzioni europee (British Council – UK, Onassis Cultural Centre – GR, Holland Dance Festival – NL, Kampnagel – DE, Skånes Dansteater – SE e Per.Art – RS).
In questi anni la consapevolezza su questi temi è cresciuta e si è costruita la rete italiana Europe Beyond Access 2021-2023, alla quale hanno aderito 47 realtà del mondo italiano della cultura sottoscrivendo un protocollo d’intesa finalizzato alla nascita di un network di alleati che si interroghi e inviti il panorama culturale alla discussione sui temi di accessibilità ed inclusione nelle arti performative per generare consapevolezza, diffondere conoscenze ed esperienze di buone pratiche, incoraggiare maggiore partecipazione e leadership di artisti e operatori culturali con disabilità.
Durante l’evento internazionale artisti, artiste ed esperti racconteranno il proprio punto di vista in un susseguirsi di talk e laboratori dedicati ai professionisti del settore. Una vera e propria accademia per abili. A curare la programmazione Anna Consolati, direttrice generale di Oriente Occidente, che si è avvalsa della collaborazione di AL.Di.Qua. Artists, la prima associazione di categoria in Europa di artisti e lavoratori dello spettacolo con disabilità.
Commenta Anna Consolati: «Il programma è costruito per invitare chi lavora nel mondo delle arti performative e si interroga sui temi dell’accessibilità o ha l’ambizione di iniziare a farlo. Si tratta di un percorso di riflessione che parta dalla voce di artisti e professionisti con disabilità, che hanno curato una parte del programma. La mia esperienza degli ultimi otto anni, che ho trascorso ragionando su questa tematica sia a livello europeo che nazionale, mi ha dimostrato come il reale cambio di prospettiva che punti alla sperimentazione e all’innovazione artistica possa avvenire solo aprendo l’immaginario e dando voce ai protagonisti di questa rivoluzione culturale. Riteniamo – prosegue Consolati – che il settore culturale debba necessariamente interrogarsi su queste questioni e lavorare concretamente per l’inclusione e l’accessibilità del proprio pubblico così come della propria forza lavoro».
Senza rendersene conto il mondo esercita infatti continuamente un comportamento chiamato “abilismo” che porta allo stigma e all’isolamento delle persone con disabilità fisiche o psichiche. Questa generalizzata e pervasiva mancanza di conoscenza impedisce agli artisti disabili, ai professionisti delle arti e ai pubblici di partecipare alla cultura. La tre giorni milanese sarà occasione per riflettere e imparare, un momento di incontro tra questi due mondi, che servirà a comprendersi e a gettare le basi di un nuovo modo di concepire le rispettive realtà.
Perché come afferma Diana Anselmo, presidente di Al.Di.Qua.Artists: «Il contrario della disabilità non è un corpo sano, è l’accessibilità».
Il mondo della cultura sembra invece essere inaccessibile alle lavoratrici e ai lavoratori, agli artisti e alle artiste, ai pubblici.
Secondo l’articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948): “Ciascuno ha il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici”. Eppure, la ricerca condotta da On the Move in 40 paesi europei, evidenzia come l’87% delle sedi culturali e dei festival non coinvolgono persone disabili nelle commissioni di selezione o nella gestione. Il 52,4% degli intervistati ha valutato la conoscenza degli artisti disabili come scarsa o molto scarsa e l’87% delle istituzioni culturali non adegua i propri materiali di comunicazione alle regole dell’accessibilità.
In Europa il 12,8% della popolazione tra i 15 e i 64 anni ha una o più disabilità. Annoverando nel calcolo l’interezza della popolazione europea, essa è composta per un quinto da persone con disabilità. Si tratta del 19% della popolazione totale.
In Italia, secondo il Rapporto Istat 2019, le persone con disabilità sono tre milioni e 100 mila (di cui 1,5 milioni ha più di 75 anni). Come ha dichiarato il Presidente Sergio Mattarella: «Si tratta di un giacimento di qualità, energie e risorse che il Paese non coglie perché non li mette in condizione di esprimerle».
L’assenza di accessibilità che caratterizza in particolare l’Italia rispetto ad altri Paesi europei, in particolare il settore artistico, costituisce un ostacolo alla partecipazione culturale: solo il 9,3% delle persone con disabilità va al cinema, a teatro, ai concerti o nei musei (contro il 30,8% degli abili). Eppure la cultura è un diritto essenziale della vita e della esperienza umana. Come sottolineato anche dalla Dichiarazione di Dresda, il teatro e le arti performative “sono potenti forme di espressione artistica che stimolano la riflessione, promuovono l’uguaglianza e la democrazia”. Una funzione non solo culturale ma politica che prende vita tramite la fruizione e la partecipazione culturale.
A sottolineare il valore dell’esperienza culturale anche l’articolo 30 della Convenzione dei Diritti delle Persone con Disabilità, sottoscritta dall’Europa e da tutti i suoi stati membri nel 2006 che riconosce il diritto delle persone con disabilità a partecipare alla vita culturale e il dovere delle entità statali di assicurare ciò. La convenzione Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata in Italia con Legge del 3 marzo 2009, art. 30 comma 2, che ritiene l’attività artistica non solo un vantaggio individuale ma anche un arricchimento della società.
«Abbiamo riferimenti che ci invitano a riflettere; farlo significa anche adempiere ad un impegno politico stabilito. Questa tre giorni vuole rappresentare lo spazio in cui poterlo fare», conclude Consolati.
I NUMERI
DISABILITA’ E CULTURA
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Nell’UE ci sono più di 42 milioni di disabili tra i 15 e i 64 anni pari al 12,8% della popolazione di quella età. (dati Eurostat/Disability Statistics)
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In Irlanda il 33% del pubblico ha segnalato barriere all’accesso delle strutture dove si fruisce la cultura. (Art&Disability in Ireland).
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In Gran Bretagna sono il 3,2% degli artisti che lavorano nel settore ha una disabilità. (Arts Council England).
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Le persone con disabilità sono significativamente escluse dalla fruizione della cultura: l’82% ha sperimentato difficoltà di accesso a iniziative culturali, il 79% ha rinunciato ad acquistare biglietti per eventi culturali, l’11% ha preso in considerazione un’azione legale. (Disable Artists in The Mainstream. Europe Beyond Access)
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Negli ultimi 20 anni è stata stilata una nuova classificazione ICF International Classification of Functioning, Disability and Health recipita anche dall’ONU che a sua volta ha fornito indicazioni per le politiche e gli interventi. (Istat 2019 – Conoscere il mondo della disabilità)
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In Italia il 21.7% con limitazioni gravi (circa 662 mila individui) si trova in condizioni di isolamento. (Istat 2019)
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La pratica e la partecipazione artistica e culturale influenza la qualità del tempo libero e favorisce l’arricchimento di conoscenze e quello psicologico con effetti positivi sullo stato di salute percepita.
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Tra coloro che, nonostante gravi disabilità, hanno attività culturali (sia come spettatori che come artisti) uno su 3 si dichiara ‘molto soddisfatto della propria vita’. (Istat 2019)
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Nel 2015 dichiaravano di essere accessibili per le persone con limitazioni gravi solo il 37,5% dei musei italiani, mentre solo il 20,4% prevedeva supporti per i non vedenti. (Istat 2019)
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Solo il 17,3% delle strutture culturali garantiva un biglietto gratuito o ridotto ai disabili. (Istat 2019)
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L’accessibilità a persone con disabilità cognitive e intellettive sono ancora largamente disattese. (con una eccezione nel progetto www.museopertutti.it)
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Ha partecipato ad almeno 3 attività culturali nei 12 mesi precedenti l’intervista: solo il 9,3% delle persone con limitazioni gravi (e solo il 4,5% di quelli con più di 65 anni, rispetto al 25% di quelli senza disabilità). (Istat 2019)
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L’83% delle persone con disabilità gravi non sono mai andate al cinema negli ultimi 12 mesi. (Istat 2019)
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Il 91,7% delle persone con limitazioni non sono state ad un concerto negli ultimi 12 mesi (contro il 75,7% di quelli senza disabilità). (Istat 2019)
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Il 77% delle donne con limitazioni passa più di 3 ore davanti alla TV. (Istat 2019)
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Il 12% delle persone con limitazioni gravi svolge almeno una attività di tipo artistico (suonare uno strumento, cantare, ballare, dipingere, scrivere, ecc). (Istat 2019)
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Nel Regno Unito e Canada la ‘Art on Prescription’ prevede attività rimborsate dal SSN.
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Time to Act ha evidenziato un bisogno di una maggiore conoscenza delle opere di artisti disabili tra gli addetti ai lavori: 1 persona su 6 non ha visto produzioni di artisti con disabilità negli ultimi due anni.
Immagine di copertina: Fine Lines foto: Sarah Melchiori