Rinosinusite cronica con poliposi nasale: nuove evidenze sull’efficacia di mepolizumab
La terapia biologica mepolizumab mostra risultati significativi nella rinosinusite cronica con poliposi nasale, migliorando sintomi, infiammazione e qualità di vita anche nei pazienti con asma severo
La rinosinusite cronica con poliposi nasale è una patologia che può compromettere profondamente la vita quotidiana: naso ostruito, perdita dell’olfatto, difficoltà a dormire, infiammazione persistente e interventi chirurgici ripetuti sono tra le difficoltà più comuni. Per molti pazienti, la sensazione è quella di vivere «in un mondo ovattato», dove respirare bene diventa una sfida continua.
Oggi, però, la ricerca offre nuove prospettive. Uno studio condotto all’Ospedale Careggi di Firenze ha evidenziato risultati molto promettenti per mepolizumab, un farmaco biologico già utilizzato con successo nell’asma severo eosinofilico. Il trattamento ha dimostrato di ridurre l’infiammazione, migliorare la respirazione e, soprattutto, intervenire sulla struttura stessa della mucosa nasale.
Secondo Luciano Cattani, presidente dell’Associazione Asma Grave, avere finalmente un farmaco capace di «non solo contenere gli effetti della patologia, ma contribuire a risolverli» rappresenta una «vera possibilità di liberazione» da sintomi che limitano autonomia e qualità della vita. Cartani sottolinea anche la necessità di una maggiore accessibilità ai farmaci biologici, ricordando come chirurgia ripetuta e cortisone non possano essere soluzioni durature.
Il professor Andrea Matucci, coordinatore dello studio, spiega che l’efficacia della terapia si manifesta su due livelli: riduzione dei sintomi e recupero della mucosa. «Il mepolizumab mostra una capacità significativa di riportare la mucosa nasale verso la normalità», afferma Matucci, evidenziando la coerenza di questi risultati con altre ricerche condotte su pazienti con asma severo eosinofilico.
Un ulteriore contributo arriva dalla ricercatrice Alessandra Vultaggio, che descrive esiti clinici particolarmente rilevanti: «In una grossa percentuale di pazienti la poliposi nasale è completamente scomparsa», con miglioramenti evidenti nell’olfatto e nella qualità di vita. Ridurre l’infiammazione, spiega, significa poter incidere sulla dimensione dei polipi e restituire una funzionalità respiratoria più vicina alla normalità.
Dal lato dell’innovazione farmacologica, Sara De Grazia (GSK Italia) inserisce questi risultati in un quadro più ampio: «Siamo in un ambito di nuove frontiere per le malattie respiratorie di tipo 2». L’evoluzione dalle terapie inalatorie ai biologici sta trasformando l’approccio terapeutico, con benefici concreti sul decorso stesso delle patologie.
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L’avanzamento delle terapie biologiche conferma il valore della diagnosi precoce, del monitoraggio specialistico e della collaborazione multidisciplinare. Investire oggi nelle cure innovative significa migliorare in modo sostanziale la qualità della vita dei pazienti.
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